giovedì 30 aprile 2020

Il successo dell'India contro il COVID-19

In questi giorni balza alle cronache il dato della diffusione del Corona Virus in INDIA e sopratutto del suo contenimento, ci si chiede come è stato possibile che uno dei Paesi più popolosi del mondo, con città sovrappopolate e sovraffollate, con un ampia fetta di popolazione che vive in povertà, abbia evitato l’esplosione dell'epidemia?

Sembra che il successo derivi dal blocco precoce e rigidissimo, il blocco è infatti scattato quando i casi registrati erano solo 519, in Italia per fare un confronto, il blocco totale è scattato quando i casi erano 9000 e quidni quando il virus si era oramai diffuso. L'India dimostra che decisioni rapide e prese al momento giusto potevano cambiare la diffusione e l'impatto dell'epidemia.

In tutto  l’India ha riportato 31.360 casi di coronavirus e 1.008 decessi, ovvero circa 0,76 decessi per milione. Negli USA, tanto per avere un termine di paragone, l’indice per milione è di 175.


Un nostro amico Biju Veticad ha descritto sul sito di Asia News l'esperienza dello stato del Kerala

Il successo del Kerala nella lotta al Covid-1

"Al presente nello Stato vi sono 140 casi positivi al Covid-19 e in totale ve ne sono stati 399 e tre morti. Nell’India, ad oggi vi sono 17265 casi positivi e 543 morti; metà del Paese non è stato ancora toccato dalla pandemia. I segreti del successo: prontezza nell'affronto dei problemi; una forte esperienza di epidemie passate; una stretta collaborazione fra quasi 300mila volontari e governo; nessuna lotta fra governo centrale e autorità comunali e di villaggi".

Il governo del Kerala ha annunciato il lockdown in tutto lo Stato il 23 marzo; il governo centrale lo ha fatto il 24 a mezzanotte. 

Oltre al blocco è risultato decisivo l'uso di mappe che tracciavano insieme all'uso combinato delle applicazioni web, la diffusione del contagio. Altro elemento decisivo è stata la gestione sul territorio, coinvolgendo le autorità civili e sanitarie locali e usando opportunamente la collaborazione di volontari e medici di base. Insomma ha vinto la territorialità, proprio ciò che è fallito per esempio in Lombardia e in Italia.

"Il Kerala ha già avuto in passato epidemie di virus Nipah. Per questo, non appena il virus viene identificato in una persona, subito si agisce in modo sistematico. Si comincia tracciando il percorso dei pazienti in modo molto dettagliato. Si registra ogni punto dove il paziente ha viaggiato e si indentificano tutte le persone da lui incontrate anche in modo casuale. L’identificazione avviene con l’aiuto di consiglieri del governo locale, operatori sanitari, polizia. Il percorso viene diffuso fra tutti coloro che sono implicati. Qui la cosiddetta “privacy” viene messa da parte in funzione della salute della società. Questo processo di identificazione, isolamento, ricovero in ospedale è ormai svolto attraverso una app sullo smartphone. Tale app connette tutti coloro che sono coinvolti nella lotta al coronavirus, dal dottore all’autista dell’ambulanza. Così il dottore può sapere in tempo reale dove ci sono ventilatori liberi per la terapia intensiva; l’autista viene a sapere subito il posto più vicino dove ci sono letti liberi".



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