Lo abbiamo già scritto, (https://lucapaologemini.blogspot.com/2020/04/un-piano-per-ripartire-alcune.html) in questo momento l'unica possibilità per riaprire è fare tamponi, il più possibile, idealmente a tutti, in modo da sapere chi è già stato contagiato, e chi è ancora infettivo. E poi seguire i casi isolando le persone che hanno avuto contatti con i positivi sul modello coreano.
Oggi invece, nemmeno chi mostra i sintomi riesce ad avere il tampone specie in Regione Lombardia. Il personale sanitario non riesce a fare il tampone. Persino a chi è suggerita la quarantena per via dei sintomi non è possibile fare il tampone al termine per verificare se può terminare la quarantena oppure no.
La situazione è migliore specie in Veneto e un po anche in Emilia Romagna.
Per riaprire chi avrà il permesso di andare al lavoro dovrebbe aver fatto il tampone, sarebbe assurdo concedere permessi senza avere certezze sullo stato di salute, altrimenti dopo 15 giorni dall'apertura inevitabilmente i contagi ricresceranno cosi come i ricoveri e i decessi e saremmo costretti immediatamente a richiudere tutto.
Unica alternativa sarebbe lasciar procedere il contagio, sperimentando il famoso teorema dell'immunizzazione di gregge, con un prezzo da pagare altissimo: non garantire a tutti la cura. Emblematico sembra il caso svedese dove già sembra trapelare la voce di fronte alla crescita dei contagi dopo che non è stato preso alcun provvedimento di distanziamento sociale, di non curare gli ultraottantenni e i casi patologici a rischio. Pazzesco
Le varie task force di tecnici e la politica non sembrano saper programmare il tracciamento dei contagi. Nessuna decisione di estendere il numero dei laboratori abilitati a verificare i tamponi e i prelievi per verificare chi è già stato ammalato, questo è tragicamente vero in particolare in Lombardia.
Insomma si brancola nel buio.
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