Con l’arrivo di Trump e la sua svolta sulle condizioni per continuare a difendere l’Europa e soprattutto nel suo impegno per porre fine alla guerra in Ucraina, l’Europa si trova a dover affrontare il problema della propria difesa.
Trump ha chiesto ai paesi membri dell'Alleanza atlantica di aumentare le proprie spese in difesa fino al 5% del loro PIL. Una cifra irraggiungibile francamente e che non troverebbe nemmeno l’industria europea pronta per rispondere alla richiesta di investimenti col conseguente risultato che molti di questi investimenti finirebbero in realtà per finanziare l’industria militare americana.
In questi
giorni in cui Trump mostra di voler arrivare ad un accordo con la Russia per porre
termine alla guerra in Ucraina, in effetti è oggi impossibile pensare ad un
ripiegamento delle truppe russe, l’Europa si sente minacciata, così almeno
dicono i suoi vertici: “viviamo in tempi molto pericolosi” …… “la
sicurezza dell’Europa è minacciata in modo reale”.
Ursula von
der Leyen, ha presentato a Bruxelles il piano “Rearm Europe”, che prevede
investimenti per 800 miliardi di euro destinati al rafforzamento
militare dei Paesi membri. Il ministro dell’economia italiano Giorgetti si è
detto contrario affermando che “la difesa e sicurezza europea implica un
programma ragionato meditato di investimenti in infrastrutture militari che
abbiano un senso, e non fatto in fretta e furia senza una logica”.
Francamente
piuttosto che parlare di massicci investimenti andrebbe prima affrontato il
discorso di uniformare i sistemi di difesa dei vari stati unendo gli sforzi in
ricerca e sviluppo ed eliminando doppioni e sprechi. Ma il punto vero non è
questo, il punto è che una economia di guerra dura solo se c’è la guerra e non è
un investimento a rendere.
Oltretutto
la proposta della von der Leyen intende escludere dal patto di stabilità le
spese militari, intende essere un investimento a debito, con prestiti per 150
miliardi di euro da parte dell’UE e con fondi strutturali da finanziare.
Diciamo no,
riteniamo inopportuno parlare di riarmo.
Inoltre, contestiamo l’idea stessa, perché’ per le spese militari si può derogare al patto di stabilità e per le spese sanitarie o sulle infrastrutture civili necessarie allo sviluppo economico no?