martedì 18 novembre 2025

Gemelle Kessler quando vince la solitudine e la perdita di senso della vita

Nella scelta delle Gemelle Kessler di mettere fine alla loro vita con un suicidio, oltre che ad un pensiero di compassione per loro, non può non far riflettere il fatto che fossero sole. Non un figlio, non un nipote. Che senso ha la vita? per chi vivere? 

Queste le domande di fondo a cui questa vicenda dovrebbe cercare di dare una risposta. Se poi aggiungiamo la domanda sul dopo, su Dio, ancora appare più urgente trovare un senso, come scriveva Benedetto XVI nell'Enciclica Spe Salvi, l'uomo non può vivere senza speranza in particolare la "grande speranza" in Dio e nella vita eterna. La speranza non è una fuga dal presente, ma una forza che permette di affrontarlo, anche quando è difficile, perché ci si affida a una meta futura che supera la fatica attuale. L'dea del dopo che abbiamo performa il nostro vivere.



"Il messaggio cristiano non era solo « informativo », ma « performativo ». Ciò significa: il Vangelo non è soltanto una comunicazione di cose che si possono sapere, ma è una comunicazione che produce fatti e cambia la vita. La porta oscura del tempo, del futuro, è stata spalancata. Chi ha speranza vive diversamente; gli è stata donata una vita nuova" (Spe Salvi N 10 La vita eterna – che cos'è?)

Resta poi il grande dibattito perchè la nostra società accetta quasi fino a compiacersene gesti come il suicidio assistito. Diciamolo questo atteggiamento sottende probabilmente che non attribuiamo più un grande significato e importanza a queste vite, infatti se fosse un giovane forse ci ribelleremmo all'idea.

Il recente caso della ragazza di 26 anni Siska De Ruysscher, belga, che ha scelto di morire “secondo la legge” perchè depressa, suscita forti timori, la scarsa reazione di indignazione a questa scelta, forse certifica la nostra indifferenza e il fatto che nemmeno la nostra società è più capace di rispondere alla domanda di senso della vita che potrebbe portare a dirci che ogni vita umana ha un senso e un valore.

La risposta forse sta nella mancanza di DIO, sempre nella Spe Salvi Benedetto XVI ricordava "è vero che chi non conosce Dio, pur potendo avere molteplici speranze, in fondo è senza speranza, senza la grande speranza che sorregge tutta la vita (cfr Ef 2,12). La vera, grande speranza dell'uomo, che resiste nonostante tutte le delusioni, può essere solo Dio"  (Spe Salvi N 27)

"noi abbiamo bisogno delle speranze – più piccole o più grandi – che, giorno per giorno, ci mantengono in cammino. Ma senza la grande speranza, che deve superare tutto il resto, esse non bastano. Questa grande speranza può essere solo Dio, che abbraccia l'universo e che può proporci e donarci ciò che, da soli, non possiamo raggiungere. Proprio l'essere gratificato di un dono fa parte della speranza. Dio è il fondamento della speranza – non un qualsiasi dio, ma quel Dio che possiede un volto umano e che ci ha amati sino alla fine: ogni singolo e l'umanità nel suo insieme. Il suo regno non è un aldilà immaginario, posto in un futuro che non arriva mai; il suo regno è presente là dove Egli è amato e dove il suo amore ci raggiunge. Solo il suo amore ci dà la possibilità di perseverare con ogni sobrietà giorno per giorno, senza perdere lo slancio della speranza, in un mondo che, per sua natura, è imperfetto. E il suo amore, allo stesso tempo, è per noi la garanzia che esiste ciò che solo vagamente intuiamo e, tuttavia, nell'intimo aspettiamo: la vita che è « veramente » vita".  (Spe Salvi N 31)


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