Due notizie di questingiorni richiamano, o dovrebbero richiamare l'attenzione dle mondo sui campi di lavoro e di concentramento in CINA.
A Hong Kong i manifestanti che continuano a chieder maggiorer democrazia hanno manifestato in questi giorni contro la persecuzione in atto in CINA della minoranza mussulmana cinese degli uiguri presente soprattutto nella regione autonoma dello Jinxiang, nel nord ovest della Cina.
Nei mesi scorsi erano emersi filmati sulle deportazioni di questa minoranza in atto in CINA. presente soprattutto nella regione autonoma dello Jinxiang, nel nord ovest della Cina.
Gli abitanti dello Xinjiang vivono in una sorta di gabbia virtuale.
Come ricostruisce in un lungo reportage il New York Times, le autorità hanno a disposizione una tecnica di controllo invasiva e ben dettagliata, una tecnologia sviluppata e venduta dalla China Electronics Technology Corporation "Agli agenti basta un clic del mouse per prelevare video dal vivo da una delle tante telecamere piazzate nelle strade; così chiunque desta sospetto può essere osservato da vicino senza esserne al corrente. Non solo. Dalle immagini dei volti, la polizia è in grado di ricavare informazioni sui sospetti quali indirizzo di casa, legami familiari, i suoi ultimi spostamenti e via dicendo" (https://it.euronews.com/2019/12/22/nuove-proteste-a-hong-kong-stavolta-a-favore-degli-uiguri-minoranza-musulmana-cinese).
La seconda notizia, è quella di una bambina inglese che aprendo una cartolina di Natale in un supermercato di Londra vi ha trovato l'appello di un gruppo di detenuti in un carcere cinese
«Siamo prigionieri stranieri nel carcere di Qingpu, a Shanghai. Siamo costretti a lavorare contro la nostra volontà, per favore aiutateci e denunciate il nostro caso a un'organizzazione che difende i diritti umani», era scritto nella cartolina dentro al pacco dono acquistato al supermercato Tesco dalla bambina.
La buona notizia un po a sorpresa visti i notevoli interessi economici che spesso fanno mettere in secondo paino la tutela dei diritti umani in Cina, è che il supermercato britannico Tesco ha subito interrotto i rapporti con i suoi fornitori cinesi.
La Cina ha ovviamente negato le accuse di "lavori forzati" in una prigione di Shanghai.
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