Per questo Natale 2019 vogliamo richiamare le parole di Papa
Francesco sul presepe, la tradizione del presepe è tramandata dalla famiglia.
La famiglia da sempre è il primo luogo dove si apprende la fede con semplicità
e creatività proprio come col presepe: “Fare il presepe è celebrare la
vicinanza di Dio: Dio è sempre stato vicino al suo popolo, ma quando si è
incarnato è stato vicinissimo. E’ riscoprire che Dio è reale, concreto, vivo e
palpitante. Non è un Signore lontano o un giudice distaccato, ma è Amore umile,
disceso fino a noi. Il Bambino nel presepe ci trasmette la sua tenerezza […] il
presepe ci ricorda che Gesù viene nella nostra vita concreta. Per questo è
importante fare un piccolo presepe a casa”.
Allora fare il
presepe è un po’ come accogliere Gesù che nasce nella nostra casa ma
“Rappresentare l’evento della nascita di Gesù equivale ad annunciare il mistero
dell’Incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia” e come ricorda il
Papa questo è un gesto che siamo chiamati a rendere pubblico, allestendolo nei
luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri, nelle piazze. Questo
non è un gesto che offende nessuno e non lede la libertà di nessuno, ma non va
strumentalizzato il Papa ricorda “Nascendo nel presepe, Dio stesso inizia l’unica
vera rivoluzione che dà speranza e dignità ai diseredati, agli emarginati: la
rivoluzione dell’amore, la rivoluzione della tenerezza” il presepe ci richiama
quindi al compito della condivisione con gli ultimi quale strada verso un mondo
più umano e fraterno, dove nessuno sia escluso ed emarginato.
Accogliere Gesù
è anche fare proprie le sue virtù e vogliamo ricordare quelle che ci ha
sottolineato SE monsignor Delpini in una conferenza quest'anno: “Benignità e
clemenza sono forme della virtù teologale della carità, la perseveranza è una
forma della virtù cardinale della fortezza”, chiarisce subito il Vescovo,
indicando le prime due come “virtù relazionali che danno conto di
un’attitudine, relativamente a come ciascuno è chiamato ad atteggiarsi verso gli
altri; espressione della libertà virtuosa di chi è capace di stabilire buone
relazioni quale frutto di una intima disposizione”. Dice l'arcivescovo che
queste virtù indicano lo “stile cristiano” di un agire che contribuisce a
“creare un clima”.
Infine la
perseveranza per cui dice Delpini la scelta del bene entra nel tempo. “Si
tratta della dimensione temporale della fortezza che è messa alla prova dalla
durata con le sue insidie, la stanchezza, il logoramento delle motivazioni, le
tentazioni che suggeriscono vie più comode per evitare certi pericoli, vie che
accondiscendono alla pigrizia e suggeriscono l’omologazione e l’adattamento
all’aria che tira”.
Allora l'invito ad accogliere Gesù è quello a far proprio il suo stile e
a perseverare nella fede non adattandoci all'omologazione e a stili sbagliati
di vita
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