venerdì 1 dicembre 2023

ISRAELE: Scambio ostaggi-prigionieri e tregua...ma poi serviranno nuove leadership

Da 7 giorni le armi si sono fermate, o quasi a Gaza, grazie soprattutto alla richiesta degli USA di dare tempo alla diplomazia con una tregua per favorire uno scambio tra ostaggi e prigionieri palestinesi e permettere l'arrivo a Gaza degli aiuti umanitari.

Il fatto di riconoscere ad Hamas un ruolo di interlocutore certamente è stato per loro un successo, ma il governo di Israele ha dovuto accettarlo viste le pressioni internazionali contro una operazione militare che stava perdendo ogni consenso vista la sproporzione del danno causato e delle vittime civili coinvolte , inoltre anche dentro Israele stava crescendo la richiesta di riportare a casa gli ostaggi.

Si è giunti cosi all'accordo che prevede la consegna di 50 ostaggi ad Israele, dando precedenza a donne e bambini, e in cambio Israele oltre alla tregua ha liberato 3 palestinesi per ogni ostaggio. 

Hamas nonostante questo oggi ha rivendicato un attentato a Gerusalemme dimostrando che l'unica strategia che conosce è quella delle armi per affermare le sue idee. Si trova comunque ora in vantaggio perché difficilmente Israele potrà continuare a lungo questa guerra ed inoltre Hamas ha ancora molti ostaggi tra cui molti soldati israeliani.

Israeliani e palestinesi si trovano quindi intrappolati in una tragedia che coinvolge entrambi i popoli e che sembra non avere molte vie di uscita. Unico aspetto positivo è stato il ritorno sulla scena della diplomazia americana che con le sue pressioni ha impedito per ora l'allargamento del conflitto e spera ora di prolungare la tregua fino a congelare il conflitto.

Ma per uscire da questa tragedia servono certamente nuove leadership sia dalla parte palestinese, Hamas non può esserlo e Abu Mazen è una figura oramai con una scarsa presa sul popolo palestinese sempre più tentano di cedere alla propaganda di Hamas che può ora rivendicare la liberazione di centinaia di palestinesi dalle carceri israeliane, certamente poi favorita anche dal clima di odio reciproco cresciuto dopo il 7 ottobre e aggravato delle aggressioni dei coloni in Cisgiordania.

Da parte israeliana certamente è al termine la storia politica di Benjamin Netanyahu, già logorata da un governo troppo spostato a destra e del tutto compromessa dagli errori che hanno portato alla debacle militare e dei servizi segreti del 7 ottobre.

Ma per portare nuove leadership ad un tavolo negoziale ci vuole che USA, CINA e Russia le obblighino a trovare una strada per discutere e trovare un nuovo accordo.


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