Quest’anno ricorrono gli 800 anni dal primo presepe voluto da San Francesco a Greccio.
Le Fonti Francescane raccontano nei particolari cosa
avvenne a Greccio. “Quindici giorni prima di Natale, Francesco chiamò un
uomo del posto, di nome Giovanni, e lo pregò di aiutarlo nell’attuare un
desiderio: «Vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo
vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza
delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come
giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello». Papa Francesco ricorda che
“Gesù viene deposto in una mangiatoia, che in latino si dice praesepium,
da cui presepe”
Comporre il presepe nelle nostre case ci aiuta a rivivere
la storia che si è vissuta a Betlemme. Il presepe è anche un segno di
evangelizzazione.
Come afferma il Papa nella lettera Admirabile signum SUL
SIGNIFICATO E IL VALORE DEL PRESEPE “Il mirabile segno del presepe, così
caro al popolo cristiano, suscita sempre stupore e meraviglia. […] Il presepe è
come un Vangelo vivo, che trabocca dalle pagine della Sacra Scrittura. Mentre
contempliamo la scena del Natale, siamo invitati a metterci spiritualmente in
cammino, attratti dall’umiltà di Colui che si è fatto uomo per incontrare ogni
uomo”.
Anche Benedetto XVI nell’udienza che tenne nel 2007 sulla
figura di Sant’Ilario di Poitiers indicava come il Natale debba essere
un’occasione per iniziare un cammino di conversione “ Assumendo la
natura umana, Egli ha unito a sé ogni uomo, «si è fatto la carne di tutti noi»
(Trattato sui Salmi 54,9); «ha assunto in sé la natura di ogni carne e,
divenuto per mezzo di essa la vite vera, ha in sé la radice di ogni tralcio» (ibid., 51,16).
Proprio per questo il cammino verso Cristo è aperto a tutti anche se è
richiesta sempre la conversione personale”.
Papa Francesco proprio nella sua visita a Greccio ci
ricorda che "Dio ci ama a tal punto da condividere la nostra
umanità e la nostra vita. Non ci lascia mai soli; ci accompagna con la sua
presenza nascosta, ma non invisibile. In ogni circostanza, nella gioia come nel
dolore, Egli è l’Emmanuele, Dio con noi". E dunque anche noi
dobbiamo portare gioia "dove c'è tristezza" e "speranza a chi
l'ha perduta". Oggi il modo ha tanto bisogno di gioia e speranza e ci
auguriamo e preghiamo perché innanzitutto si fermino le guerre.
Santo Natale
Luca e Paolo Tanduo
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.