Il governatore della Regione Campania di fronte al crescere del numero dei contagi nella sua Regione (hanno superato i 1000 al giorno) ha deciso di varare una serie di misure restrittive tra le quali spicca la decisione di chiudere a partire dal 16 ottobre fino al 30 ottobre le scuole primarie e secondarie della regione. Nell’ordinanza sono anche sospese le attività didattiche e di verifica in presenza nelle università.Verranno poi poste restrizioni alle attività commerciali dopo le ore 22.
Questa volta siamo d'accordo col sindaco di Napoli De Magistris che definisce questa decisione “una bandiera bianca, la confessione dell'incapacità di una rete pubblica territoriale che non è stata rafforzata, si dovrebbe commentare cosa non è stato fatto in questi mesi per evitare questo provvedimento”. In effetti in Campania non si tracciano i contagi, sono pochi i tamponi fatti, e soprattutto in questi mesi non si è incrementato il numero dei posti letti nelle terapie intensive e pre intensive, e cosi gli ospedali appaiono già ora sotto pressione.
Anche il Sindaco di Napoli ha però le sue responsabilità come quelle di molti altri amministratori che non hanno trovato una soluzione per incrementare il servizio pubblico dei trasporti, nonostante la presenza di numerose aziente di trasporto turistico ancora chiuse.
Tornando alla decisione di chiudere le scuole questa appare un grave errore e sono i dati a dimostrarlo, secondo l'informativa della ministra Azzolina "Dalle prime valutazioni è emerso che ad oggi la scuola non ha avuto un impatto sull'aumento dei contagi generali se non in modo residuale. Per la precisione, nelle prime due settimane di scuola dal 14 di settembre il personale docente che risulta contagiato è lo 0,047% del totale (349 casi positivi), il personale ATA è dello 0,059% (116 casi) e per gli studenti il numero è ancora più basso, parliamo nello 0,021% (1492 casi). Che cosa vuol dire ? Come spiegato dall'Istituto Superiore di Sanità i contagi nelle scuole in questa fase sono casi sporadici e perlopiù sono stati contratti fuori dalla scuola".
Tutti i dati mostrano in effetti che le scuole al momento non rappresentano i principali focolai di diffusione del virus ed anzi rappresentano uno strumento di contenimento attraverso l'insegnamento e la messa in pratica di norme comportamentali atte a prevenirne la diffusione
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