L’ISTAT ha
pubblicato il rapporto Natalità e fecondità Periodo di riferimento: Anno 2016. Sono
473.438 i nati nel 2016 (-12mila sul 2015); 1,34 in media i figli per donna;
31,8 anni l’età al parto. Secondo lo stesso rapporto nell'arco di 8 anni (dal
2008 al 2016) le nascite sono diminuite di oltre 100 mila unità e “Il calo è
attribuibile principalmente alle nascite da coppie di genitori entrambi
italiani. I nati da questa tipologia di coppia scendono a 373.075 nel 2016
(oltre 107 mila in meno in questo arco temporale). Ciò avviene fondamentalmente
per due fattori: le donne italiane in età riproduttiva sono sempre meno
numerose e mostrano una propensione decrescente ad avere figli”.
Questa ultima
osservazione ci ricorda che questa curva non potrà che peggiorare perché sarà
sempre più difficile invertire il trend negativo perché in futuro ci saranno sempre
meno donne in età fertile.
Si registra
inoltre un ovvia diminuzione delle nascite all'interno del matrimonio: nel 2016
sono solo 331.681 (oltre 132 mila in meno in soli 8 anni). Questa importante
diminuzione è in parte dovuta al contemporaneo forte calo dei matrimoni, che
hanno toccato il minimo nel 2014, anno in cui sono state celebrate appena
189.765 nozze (57 mila in meno rispetto al 2008). Il report riporta anche che “Nel
2016 si conferma la tendenza alla diminuzione della fecondità in atto dal 2010.
Il numero medio di figli per donna scende a 1,34 (1,46 nel 2010). Le donne
italiane hanno in media 1,26 figli (1,34 nel 2010), le cittadine straniere
residenti 1,97 (2,43 nel 2010). L'effetto della modificazione della struttura
per età della popolazione femminile è responsabile per quasi i tre quarti della
differenza di nascite osservata tra il 2008 e il 2016. La restante quota
dipende invece dalla diminuzione della propensione ad avere figli”.
Queste
osservazioni e i dati sulle donne straniere mettono in evidenza come il calo
non possa essere spiegato solo con problemi ti tipo sociale ed economico. C’è
un problema culturale.
C’è poi la tendenza a diventare mamme
sempre più tardi e quindi i problemi di infertilità aumentano. Come ricorda il
giornalista Polito sul Corriere della Sera “Se si aggiunge una illimitata e
spesso superficiale fede nelle risorse della tecnica, quasi che la provetta
potesse sostituire del tutto e a qualunque età il ventre materno, si può
giungere a paventare la «Morte della madre», intesa come figura simbolo di una
società declinante” , il giornalista conclude la sua analisi con delle
osservazioni molto interessanti , per esempio, “che il concetto di fratellanza
è molto più difficile da apprendere in famiglie senza fratelli” questa sta già
cambiando la nostra società “Una generazione di figli unici sta crescendo nelle
nostre case senza fratelli, con molti nonni e qualche bisnonno” . In
prospettiva conclude “Un’inversione di tendenza potrà dunque avvenire solo
quando ci sarà piena consapevolezza di queste cause culturali. Quando
ricominceremo a pensarci come una comunità invece che come un agglomerato di
interessi, e riprenderemo a premiare chi investe sul futuro, invece di
dilaniarci per risorse sempre più limitate di spesa pubblica. Come seppero fare
i nostri genitori, la cui spinta vitale generò il baby boom del dopoguerra, in
un Paese dalle condizioni economiche e sociali non certo migliori di quelle di
oggi”.
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