Papa Francesco ha scelto il congresso «Ripensare l'Europa: contributo cristiano al futuro della Ue» organizzato dalla Commissione degli episcopati della Comunità Europea (Comece) per parlare di Europa e Cristianesimo. Ha detto che troppo spesso le persone sono ridotti a numeri , persone raccolte in statistiche, soglie di povertà o quote di ingresso.
Ha richiamato la figura e il messaggio di San Benedetto che rimette al centro l'uomo "L’uomo non è più semplicemente un civis, un cittadino dotato di privilegi da consumarsi nell’ozio; non è più un miles, combattivo servitore del potere di turno; soprattutto non è più un servus, merce di scambio priva di libertà destinata unicamente al lavoro e alla fatica" Il papa ricorda che "Per Benedetto non ci sono ruoli, ci sono persone. È proprio questo uno dei valori fondamentali che il cristianesimo ha portato: il senso della persona, costituita a immagine di Dio. A partire da tale principio si costruiranno i monasteri, che diverranno nel tempo culla della rinascita umana, culturale, religiosa ed anche economica del continente". Quindi papa Francesco dice che "Il primo, e forse più grande, contributo che i cristiani possono portare all’Europa di oggi è ricordarle che essa non è una raccolta di numeri o di istituzioni, ma è fatta di persone".
Il papa ha ricordato l'importanza della comunità : "I cristiani riconoscono che la loro identità è innanzitutto relazionale - ha ribadito Bergoglio -. Essi sono inseriti come membra di un corpo, la Chiesa (cfr 1 Cor 12,12), nel quale ciascuno con la propria identità e peculiarità partecipa liberamente all’edificazione comune. Analogamente tale relazione si dà anche nell’ambito dei rapporti interpersonali e della società civile". E per il papa la prima comunità è la famiglia " La famiglia è l’unione armonica delle differenze tra l’uomo e la donna, che è tanto più vera e profonda quanto più è generativa, capace di aprirsi alla vita e agli altri. Parimenti, una comunità civile è viva se sa essere aperta, se sa accogliere la diversità e le doti di ciascuno e nello stesso tempo se sa generare nuove vite, come pure sviluppo, lavoro, innovazione e cultura. Persona e comunità sono dunque le fondamenta dell’Europa".
Papa Francesco ricorda il ruolo pubblico della religione e ritiene un "pregiudizio laicista" il concetto oggi dominante in Europa di ridurre la religione a un fatto privato "il ruolo positivo e costruttivo che in generale la religione possiede nell’edificazione della società. "
Per questo il papa richiama "I cristiani sono chiamati a favorire il dialogo politico, specialmente laddove esso è minacciato e sembra prevalere lo scontro. I cristiani sono chiamati a ridare dignità alla politica, intesa come massimo servizio al bene comune e non come un’occupazione di potere".
Il papa intende quindi "un’Europa che sia una comunità inclusiva, libera da un fraintendimento di fondo: inclusione non è sinonimo di appiattimento indifferenziato". Per questo richiama all'apertura verso i migranti "Non si può pensare che il fenomeno migratorio sia un processo indiscriminato e senza regole, ma non si possono nemmeno ergere muri di indifferenza o di paura. Da parte loro, gli stessi migranti non devono tralasciare l’onere grave di conoscere, rispettare e anche assimilare la cultura e le tradizioni della nazione che li accoglie" . Papa Francesco ricorda per i cristiani il loro ruolo di essere operatori di pace e l'importanza dell'educazione . Conclude ricordando ancora San Benedetto " Egli, che fu «messaggero di pace, realizzatore di unione, maestro di civiltà»".
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