La
bambina inglese Indi Gregory soffriva di una patologia neuro-metabolica che si
trasmette per via ereditaria. Nei casi più gravi la malattia è
progressiva e si manifesta con una forma di encefalopatia grave con crisi
epilettiche fin dalla nascita e insufficienza respiratoria, Indi infatti era attaccata
ad una macchina che la aiuta artificialmente a respirare. Il caso e noto alle
cronache internazionali perché il sistema sanitario inglese e il sistema
giudiziario inglese hanno deciso di interrompere i sistemi ausiliari vitali che
aiutano la bambina di pochi mesi a respirare e a nutrirsi. Questa decisione
contrasta con la volontà dei genitori di Indi che hanno chiesto di poter spostare
la bambina all'ospedale Bambin Gesù di Roma che si e detto disponibile a prendersi
cura della bambina. Il governo italiano per favorire questa soluzione ha
concesso a Indi la cittadinanza italiana con una procedura d'urgenza. Anche il
Papa e intervenuto «Papa Francesco si stringe alla famiglia della piccola Indi
Gregory, al papà e alla mamma, prega per loro e per lei»: lo comunica il
direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni. Per la bimba
inglese di 8 mesi affetta da una grave malattia mitocondriale, ritenuta
incurabile dai medici, l’Alta Corte di Londra ha deciso il distacco dai
macchinari che la tengono in vita, respingendo il ricordo dei genitori.
Purtroppo il caso di Indi non è il primo caso del genere in Inghilterra.
La
bambina è morta dopo 2 giorni di agonia.
E'
nostra opinione che i malati anche se inguaribili vanno curati per di più se
bambini, togliere i sostegni vitali è eutanasia, un'atrocità aggravata dal
fatto che i genitori non possono decidere e sia invece un giudice a decidere al
loro posto. Una vera contraddizione se pensiamo quante volte si sente parlare
in merito al tema del fine vita della necessita di garantire la libertà di
scelta, ma qui dove è garantita la libertà dei genitori e dei medici italiani
di prendersi cura di una bambina? Il diritto alla vita e alla cura va garantito
ed è davvero preoccupante che dei giudici prevarichino le decisioni dei
genitori rispetto alla possibilità di cura della loro bambina. L'impressione e
che prevalga una valutazione di costi e di discriminazione rispetto ad una vita
malata che mostra difficoltà.
Evocare
per Indi come hanno fatto le sentenze dell’Alta Corte britannica e della Corte
di Appello, che è “nel migliore interesse” della bambina morire è paradossale.
Che molta gente comune non veda questo paradosso è segno evidente di come la
cultura dello scarto abbia fatto preso nella nostra società. Perché la vita
deve valere solo se ha un costo accettabile o se risponde ad un cosiddetto
criterio di qualità della vita decisa arbitrariamente da un tribunale? Quante
malattie allora costano allo stato senza aver possibilità di guarigione, che
facciamo della cura dei malati terminali, dei gravi disabili come Indi o dei
malati affetti da malattie rare?
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