Ad un mese dal 7 ottobre , giorno dei massacri perpetrati da Hamas in Israele che hanno provocato 1400 morti in Israele e 240 ostaggi, possiamo registrare diversi fatti.
1- la società
israeliana profondamente divisa sul governo Netanyahu, primo ministro di
Israele di un governo di destra, si è trovato unito nel considerare necessario
l’attacco ad Hamas per impedire che possa avvenire un'altra volta quello che è
successo il 7 ottobre dove oltre alla strage di civili c’è stato un massiccio
lancio di razzi su Israele. Il paese si è riunito in un governo di unità
nazionale. La minaccia di Hamas è considerata da tutti un elemento che
impedisce ogni possibilità di pace. Questo non toglie un giudizio crescente
negativo sullo stesso Netanyahu ritenuto responsabile di non aver temuto
abbastanza Hamas e anzi averne favorito la crescita per contrastare la
leadership dell’ANP.
2- purtroppo la
reazione israeliana non ha risparmiato i civili palestinesi uccidendone a
migliaia, di cui moltissimi bambini, va detto però che la popolazione di Gaza è
sostanzialmente prigioniera di Hamas che ritiene i palestinesi vittime
sacrificabili sull’altare della guerra contro Israele (Israele che per Hamas non ha
diritto di esistere). Ricordiamo che tutte le enormi risorse finanziarie ricevute
nella striscia di Gaza (dove gli israeliani si sono ritirati completamente nel
2005) sono state investite in armi e non nel benessere della stessa
popolazione.
3- la reazione
dei palestinesi in Cisgiordania è stata sostanzialmente cauta anche se si registrano
purtroppo una serie di attacchi dei coloni contro palestinesi inermi , ne sono stati uccisi un centinaio, che vanno
assolutamente condannati. Anche il documento finale del G7 dei ministri degli esteri di questi giorni denuncia "l'aumento della violenza estremista commessa dai coloni contro i palestinesi è inaccettabile, mina la sicurezza in Cisgiordania e minaccia le prospettive di una pace duratura".
4- l'organizzazione
paramilitare islamica sciita e antisionista libanese Hezbollah, nata nel giugno
1982 e divenuta successivamente anche un partito politico con sede in Libano pur
lanciando sporadici attacchi da nord verso Israele ha per ora deciso di non aprire
un secondo fronte dissuaso forse anche dalla presenza militare schierata al largo
delle sue coste dagli USA. Il suo segretario generale Hassan Nasrallah pur esprimendo
vicinanza ai palestinesi ha dichiarato che non vuole una guerra. I summit tra
Hamas, Iran e Hezbollah mostrano comunque a tutti la loro chiara alleanza
politica. Suscita sospetto la visita a Mosca dei rappresentanti di Hamas, anche
se appare chiaro che la crisi in Medioriente distoglie l’attenzione dalla
guerra in Ucraina, fatto positivo per Putin. Preoccupa infine la posizione demagogica
della Turchia.
5- ogni tentativo
di normalizzazione dei rapporti tra paesi sunniti (in primis Arabia saudita) e
Israele è stato interrotto, forse il vero scopo dell’azione di Hamas , ispirato
dall’Iran
6- in Europa e
negli Usa si è assistito a incresciose manifestazioni
anti-israeliane e pro Palestina, incapaci di condannare apertamente le atrocità
di Hamas, sorprendenti soprattutto le manifestazione nelle università liberal
americane
7- i paesi arabi
come Egitto e Giordania ma anche la lega Araba ancora una volta non vogliono
assumersi alcuna responsabilità per il dopo guerra per cercare di dare una
soluzione politica al governo di Gaza, l’Egitto rifiuta anche i profughi
palestinesi nel Sinai, ma questa non è una novità i paesi arabi difendono la
causa palestinese solo a parole Va ricordato che lo stato palestinese non è
mai esistito, nemmeno durante la dominazione ottomana o nemmeno quando la Cisgiordania
e Gerusalemme est erano sotto il governo del Giordania.
8- va
riconosciuto agli USA il tentativo di dissuadere ad un allargamento del conflitto
facendo pressione militare sull’Iran e sui suoi alleati ma anche facendo pressione
politica su Israele per limitare il più possibile le vittime civili
9- come sempre l’attore
assente è l’Europa
10- il Papa
ancora una volta si è posto come una delle poche voci contro la guerra, senza
esitare però nella condanna dei feroci atti terroristici di Hamas, la stessa
CEI ha dischiarato che Hamas è il primo nemico dei palestinesi.
Non appare chiaro
per ora il possibile futuro, ma il 7 ottobre segna una data spartiacque che ha già
cambiato e cambierà ancora di più gli equilibri politici in Israele e nel Medioriente.
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