mercoledì 8 novembre 2023

Medioriente ad un mese dal 7 ottobre

Ad un mese dal 7 ottobre , giorno dei massacri perpetrati da Hamas in Israele che hanno provocato 1400 morti in Israele e 240 ostaggi, possiamo registrare diversi fatti.

1- la società israeliana profondamente divisa sul governo Netanyahu, primo ministro di Israele di un governo di destra, si è trovato unito nel considerare necessario l’attacco ad Hamas per impedire che possa avvenire un'altra volta quello che è successo il 7 ottobre dove oltre alla strage di civili c’è stato un massiccio lancio di razzi su Israele. Il paese si è riunito in un governo di unità nazionale. La minaccia di Hamas è considerata da tutti un elemento che impedisce ogni possibilità di pace. Questo non toglie un giudizio crescente negativo sullo stesso Netanyahu ritenuto responsabile di non aver temuto abbastanza Hamas e anzi averne favorito la crescita per contrastare la leadership dell’ANP.

2- purtroppo la reazione israeliana non ha risparmiato i civili palestinesi uccidendone a migliaia, di cui moltissimi bambini, va detto però che la popolazione di Gaza è sostanzialmente prigioniera di Hamas che ritiene i palestinesi vittime sacrificabili sull’altare della guerra contro Israele (Israele che per Hamas non ha diritto di esistere). Ricordiamo che tutte le enormi risorse finanziarie ricevute nella striscia di Gaza (dove gli israeliani si sono ritirati completamente nel 2005) sono state investite in armi e non nel benessere della stessa popolazione.

3- la reazione dei palestinesi in Cisgiordania è stata sostanzialmente cauta anche se si registrano purtroppo una serie di attacchi dei coloni contro palestinesi inermi , ne sono stati uccisi un centinaio, che vanno assolutamente condannati. Anche il documento finale del G7 dei ministri degli esteri di questi giorni denuncia "l'aumento della violenza estremista commessa dai coloni contro i palestinesi è inaccettabile, mina la sicurezza in Cisgiordania e minaccia le prospettive di una pace duratura".

4- l'organizzazione paramilitare islamica sciita e antisionista libanese Hezbollah, nata nel giugno 1982 e divenuta successivamente anche un partito politico con sede in Libano pur lanciando sporadici attacchi da nord verso Israele ha per ora deciso di non aprire un secondo fronte dissuaso forse anche dalla presenza militare schierata al largo delle sue coste dagli USA. Il suo segretario generale Hassan Nasrallah pur esprimendo vicinanza ai palestinesi ha dichiarato che non vuole una guerra. I summit tra Hamas, Iran e Hezbollah mostrano comunque a tutti la loro chiara alleanza politica. Suscita sospetto la visita a Mosca dei rappresentanti di Hamas, anche se appare chiaro che la crisi in Medioriente distoglie l’attenzione dalla guerra in Ucraina, fatto positivo per Putin. Preoccupa infine la posizione demagogica della Turchia.

5- ogni tentativo di normalizzazione dei rapporti tra paesi sunniti (in primis Arabia saudita) e Israele è stato interrotto, forse il vero scopo dell’azione di Hamas , ispirato dall’Iran

6- in Europa e negli Usa si è assistito a incresciose manifestazioni anti-israeliane e pro Palestina, incapaci di condannare apertamente le atrocità di Hamas, sorprendenti soprattutto le manifestazione nelle università liberal americane

7- i paesi arabi come Egitto e Giordania ma anche la lega Araba ancora una volta non vogliono assumersi alcuna responsabilità per il dopo guerra per cercare di dare una soluzione politica al governo di Gaza, l’Egitto rifiuta anche i profughi palestinesi nel Sinai, ma questa non è una novità i paesi arabi difendono la causa palestinese solo a parole  Va ricordato che lo stato palestinese non è mai esistito, nemmeno durante la dominazione ottomana o nemmeno quando la Cisgiordania e Gerusalemme est erano sotto il governo del Giordania.

8- va riconosciuto agli USA il tentativo di dissuadere ad un allargamento del conflitto facendo pressione militare sull’Iran e sui suoi alleati ma anche facendo pressione politica su Israele per limitare il più possibile le vittime civili

9- come sempre l’attore assente è l’Europa

10- il Papa ancora una volta si è posto come una delle poche voci contro la guerra, senza esitare però nella condanna dei feroci atti terroristici di Hamas, la stessa CEI ha dischiarato che Hamas è il primo nemico dei palestinesi.

 

Non appare chiaro per ora il possibile futuro, ma il 7 ottobre segna una data spartiacque che ha già cambiato e cambierà ancora di più gli equilibri politici in Israele e nel Medioriente.


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