Dopo la guerra la carestia e la fame? Emmanuel Macron ha parlato due giorni fa di sussidi per il cibo in tutto il Paese. Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres da una settimana invoca il cessate il fuoco per evitare »un uragano di fame». Il primo allarme è stato lanciato lo scorso 19 marzo da Guterres. «La guerra in Ucraina sta già interrompendo le catene di approvvigionamento e facendo salire alle stelle i prezzi di carburante, cibo e trasporti. Dobbiamo fare tutto il possibile per scongiurare un uragano di fame e un tracollo del sistema alimentare globale». Francia e Germania, spiegano fonti diplomatiche, hanno richiesto in modo esplicito a Mosca di non impedire le operazioni agricole. Secondo Macron, qualora i semi non fossero gettati, la guerra in corso potrebbe provocare una «carestia ineluttabile» nel corso dei prossimi 12-18 mesi.
In Italia il prezzo del grano già lo scorso anno era cresciuto dell'80-100% a causa principalmente della siccità in Nord America e della produzione ridotta del 50% di Usa e Canada, poi in merito alle importazioni dall'Ucraina va ricordato che noi italiani ne compravamo poco e niente in quell'area, ma non così altri Paesi che adesso si dovranno rivolgere a nuovi fornitori, facendo alzare i prezzi.
Alcuni paesi sono già in difficoltà, l'Egitto in particolare visto che che Russia e Ucraina erano i principali esportatori di grano verso l'Egitto). Il Cairo, tuttavia, si è messo alla ricerca di nuovi mercati di importazione. Sta concludendo un accordo con l'India che produce circa 108 milioni di tonnellate di grano all'anno, la maggior parte destinata al mercato interno. Le esportazioni di grano di Nuova Delhi sono aumentate a 1,74 miliardi di dollari rispetto ai 340,17 milioni di dollari dell'anno precedente. L'India, tuttavia, sta trattando esportazioni di grano anche con Cina, Turchia e Iran.
Poi c'è il caso del Libano, il Presidentte Aoun ha già lanciato l'allarme, un paese che non si è ancora rialzato dopo la tremenda esplosione che ha devastato il porto di Beirut nel 2020. Il Libano importa più del 70% del proprio fabbisogno di grano da Kiev e Mosca. Le preoccupazione per l'approviginamento sono serie.
Il problema potrebbe allargarsi inparticolare a tutta l'Africa provocando di conseguenza altri massicci esodi di popolazioni verso l'Europa.
Ci sono alcuni paesi anche europei produttori di grano che hanno deciso di bloccare le loro esportazioni per fare riserve. C'è poi il mais necessario agli allevamenti di bestiame, anche questo in forte crisi di disponibilità con la chiusura dei porti del Mar Nero e il blocco dell'export da Ucraina e Russia. Un problema che interessa l'Italia ma anche molti altri Paesi in Europa. Dalla scorsa estate una tonnellata di grano duro di qualità media è passata da 280 euro ai 500 di oggi (+ 44%); il grano tenero dai 220 euro ai 400 euro (+ 45%). Un panificatore che per un chilo di farina spendeva 60 centesimi a dicembre, adesso ne spende 95. C'è poi l'aumenti dei costri di produzione dovuto ai rincari dell'energia e anche dei trasporti. Infine la Bielurussia e la Russia sono tra i principali produttori di fertilizzanti e anche questo incomincia ad avere un significativa impatto.
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