E' notizia di qualche girono fa dell'ennesimo episodio di sangue ad opera dell'esercito turco, questa volta nel nord Iraq dove da mesi imperversa la nuova offensiva della guerra di Erdogan alle milizie curde del Pkk. Vicino alla città di Zakho, mercoledì scorso c'è stata la strage di turisti al parco di un resort che ha provocato 9 morti tra cui tre bambine, una delle quali di soli 11 mesi. Purtroppo il conflitto nel nord Iraq è continuo, come testimonia ad
Asianews Padre Samir
“I turchi bombardano ovunque sulle nostre montagne - commenta il sacerdote caldeo -. Ogni settimana abbiamo due, tre, dieci persone che muoiono: è successo anche nel nostro distretto di Amadiya. Le milizie del Pkk si muovono su queste montagne con le loro auto senza targa, scendono nei villaggi per rifornirsi di cibo. E per colpirli i turchi non si preoccupano della presenza dei civili. Una volta stavo tornando dopo aver celebrato la Messa in un villaggio e alcuni miliziani del Pkk hanno fermato armati la mia auto. Mi hanno obbligato a farli salire per portarli ad acquistare cibo. Durante quei dieci minuti di tragitto ho pregato 40 o 50 Ave Marie: mi tremavano le gambe perché in cielo ci sono sempre gli aerei e i droni turchi che volano per cercarli. Se ci avessero individuati ci avrebbero sicuramente bombardati. Un’altra volta li hanno colpiti a una stazione di benzina dove ero da poco transitato: quando sono tornato non c’era più nemmeno la strada”.
Ma il mondo e l'Occidente in particolare non si indigna per le azioni di Erdogan, come non si è indignato per la campagna militare che portò la Turchia ad invadere parte del territorio siriano in una offensiva sempre contro i turchi o a sostenere apertamente l'Azerbaijan nel conflitto per il Nagorno-Karabakh contro gli armeni.
La cosa più incredibile è che poi si permette ad Erdogan di assumere una posizione da mediatore tra Ucraina e Russia per la question del grano e per possibili negoziati di pace.
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