La Commissione europea ha approvato il Chips
Act, cioè una serie di misure legislative e finanziarie per sostenere la
produzione di semiconduttori in Unione europea. Lo scopo è ridurre la
dipendenza di approvvigionamento di semiconduttori rispetto ai fornitori
asiatici. La Commissione ha deciso di tenersi anche la possibilità di
controllare le esportazioni.
Oggi il 50% del totale dei microchip del mondo e il 95% di quelli più avanzati vengono da Taiwan e questa situazione ha esposto l’Europa a milioni di perdite dovute ai colli di bottiglia causati dalla carenza di chip degli ultimi due anni. Per questo, i commissari europei puntano a raddoppiare la produzione interna entro il 2030, portandola a occupare il 20% dell'intero mercato globale rispetto all'attuale 9% (https://www.wired.it/article/chip-act-europa-semiconduttori/)
L'Unione investirà direttamente 10 miliardi di euro, ai quali se ne aggiungeranno altri 5 provenienti da investitori privati e altri 30 da programmi come il Next generation Eu e Horizon.
L’iniziativa Chips for Europe segna un punto importante nell'economia della UE e finalmente vede per una volta i suoi paesi membri mettere da parte gli egoismi di parte e mettere in comune le risorse permettendo alla UE di agire almeno questa volta come un soggetto veramente unitario.
Altra novità finalmente si avranno regole più flessibili sugli aiuti di Stato
per le aziende, in un mercato globale che vede i paesi asiatici dove gli aiuti
di stato non sono mai stati limitati e hanno portato ad uno sviluppo esponenziale
nel settore, vedi Taiwan, la Corea del Sud ma anche la Cina. Negli Stati Uniti,
anche il governo americano punta ad aumentare la produzione interna di chip la
Camera infatti ha appena approvato un disegno di legge con ingenti investimenti
progettati per aumentare la produzione nel Paese di semiconduttori: 52 miliardi
di dollari in sovvenzioni e sussidi per aiutare l'industria dei microchip e 45
miliardi di dollari per rafforzare le catene di approvvigionamento per prodotti
ad alta tecnologia.
Tra le contromisure previste, la possibilità di "sorvegliare le
esportazioni" dei microchip e dei componenti necessari alla loro
produzione, bloccando l'export in determinate circostanze.
In Italia certamente ne trarrà vantaggio la St Microelectronics in particolare
con lo sviluppo della Mega Fab di Agrate già in corso
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