Le migliaia di
morti e i milioni di profughi siriani, molti stanno giungendo anche sulle
nostre coste e certamente non si potrà semplicemente rispondere col rimpatrio
in una zona di guerra, sono passati sotto il silenzio generale, anche dei
soliti pacifisti che si fanno sentire solo quando intervengono gli Stati Uniti.
Obama ha mostrato
in questa circostanza tutta la sua mancanza di leadership a livello
internazionale. Ora dopo aver indicato una linea rossa mettendo come limite
l’uso delle armi chimiche, ultima atrocità inaccettabile del regime del tiranno
Assad, deve far qualcosa per non perdere di credibilità.
Ma la situazione
in Siria coinvolge tutto il modo arabo e le sue diverse fazioni e componenti e
diversi stati confinanti. Un intervento militare solo per mostrare i propri
muscoli e recuperare un ruolo o peggio un intervento stile Libia potrebbe
provocare un’escalation e delle conseguenze terribili e non prevedibili.
L’Iran si
troverebbe senza Assad ancora più isolato e infatti ha già detto che attaccherà
Israele, molto improbabile come una medesima reazione della Siria, più
probabile l’utilizzo delle milizie di hezbollah sue alleate e punto di
riferimento in Libano. Questo porterebbe ad una guerra Libano – Israele. In
Siria c’è la più importante base militare russa fuori dai propri confini. Non
abbiamo la minima idea di quello che può provocare un attacco alla Siria nei
rapporti con Mosca. Anche le pressioni dell’Arabia Saudita e in modo minore
della Turchia non sono certo indifferenti in
questo scenario.Sarà una Guerra senza avvallo dell’Onu, inoltre non si sa cosa succederà se gli attacchi aerei da soli non bastassero e chi ne beneficerà visto che anche i ribelli si sono macchiati di atrocità.
Insomma tutto
lascia presagire che l’uso delle armi può solo peggiorare una situazione già
ampiamente fuori controllo.
Come ha detto
Papa Francesco “L’aumento della violenza in una guerra tra fratelli, con il
moltiplicarsi di stragi e atti atroci, che tutti abbiamo potuto vedere anche
nelle terribili immagini di questi giorni, mi spinge ancora una volta a levare
alta la voce perché si fermi il rumore delle armi- avverte Bergoglio-.Non è lo scontro
che offre prospettive di speranza per risolvere i problemi, ma è la capacità di
incontro e di dialogo”