I bambini si possono comprare? A questa
domanda vorremmo si rispondesse senza esitazione con un bel NO ma purtroppo il
fenomeno della maternità surrogota ha incrinato questa convinzione. In questi
giorni meritoriamente il Quotidiano Avvenire ha dato notizia con articoli ben
documentati di un mercato fiorente riguardante le madri surrogate, il fenomeno
riguarda molti paesi poveri ma appare più marcato nell’est Europa e in India e
in America latina: giovani donne che per miseria e soldi prestano il loro corpo
per la gravidanza di coppie etero o omosessuali. Certo le legislazioni sono
diverse da paese a paese ma i fatti mostrano che spesso sono aggirate. Si
possono trovare “proposte” tutto compreso: viaggio, soggiorno, fecondazione in
vitro, pratiche legali, contratto di affitto dell’utero, e dopo nove mesi si
passa a ritirare la merce. Che dietro queste pratiche si celi anche un certo
giro di affari è mostrato dal caso degli USA dove la maternità surrogata è
diffusa.
Nessuno parla delle conseguenze verso le
donne che accettano queste pratiche, sia dal punto di vista del loro
sfruttamento che psicologico. Questo donne sono obbligate a firmare liberatorie
e contratti vincolanti come mostra il caso di Crystal Kelley donna del Connecticut
che dopo che suo marito aveva perso il lavoro aveva accettato di prestarsi ad una
gravidanza surrogata che le avrebbe portato in tasca 22mila dollari. Quando si
è saputo che il bambino avrebbe avuto malformazioni le hanno cercato di imporre
l’aborto. Ma lei ha detto no impugnando il contratto. Ma molto spesso ciò che
accade a queste donne nei paesi poveri è a noi sconosciuto.
Certo la maternità surrogata spesso viene
presentata come realizzazione di un desiderio, senza mai far capire le
problematicità non solo etiche ma soprattutto umane dietro questo mercato di
uteri e bambini. Le “donatrici” non vengono quasi considerate e se si usasse il
termine di vendita di un figlio certo come dice Assuntina Morresi si griderebbe
allo scandalo. Dello sfruttamento e reclusione per 9 mesi per “garantire” il
risultato delle donne asiatiche o indiane non si dice nulla nessuno scandalo,
nessuna manifestazione delle Femen o di altri gruppi di femministe per le
giovani donne che vendono il loro grembo nell’est Europa come qualunque
trattazione commerciale per garantirsi un futuro migliore. Alcune associazioni
gay parlano di Gpa (gestazione per altri) o di Gds (Gestazione di sostegno) per
rendere quasi empaticamente bello e solidale il termine di madre surrogata.
Se si
vede poi come sottolinea giustamente Introvigne su La Bussola, che queste leggi
e mercato servono sempre più anche per le coppie omosessuali e in Francia
addirittura si fanno appelli sui giornali per la legalizzazione di questa
pratica dicendo che «s’impedisce ai genitori di far nascere bambini
desiderati», impedendo a una donna di «portare il bambino di altri».
Insomma cosa conta la natura? sempre più i
desideri, la volontà conditi con un buonismo decretano che la psicologia e il
diritto decidono chi nasce, come nasce, con quali genitori indipendentemente da
sesso, età, legami biologici tutto relativo ai desideri-diritti di qualcuno
sempre purtroppo a discapito di poveri, dei bambini che non possono scegliere e
della verità che sarà sempre più difficile proclamare perché verrà vista come
una violenza contro i diritti di chi tutto vuole. Avremo quindi verità
surrogate a pensieri deboli tutelati da lobby e leggi forti, con politici che
fanno a gara pensando che soddisfacendo gruppi mediaticamente rumorosi si possa
cambiare la società cambiando la natura umana del vivere del nascere e del
morire, senza accorgersi che in questo modo sono le relazioni sociali familiari
base della società che verranno indebolite e di conseguenza anche la società ne
verrà danneggiata. Non a caso in uno dei manifesti ideologici che in Francia
sostengono la maternità surrogata si scrive “essere genitori ed essere figli
sono cose che non hanno nulla di naturale, sono legami creati dalla volontà.
Non è certo un fatto genetico ma la manifestazione della volontà di essere
genitore […] che fa di una persona un genitore”.
Luca e
Paolo Tanduo
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