Alla fine i soldati della coalizione internazionale che 20 anni fa intervenne in Afghanistan per sconfiggere i talebani e i terroristi da loro protetti, lasciano l'Afghanistan. La fine della missione internazionale è segnata dal ritiro dalla base militare Bagram, il principale quartier generale dei militari statunitensi e da cui per vent’anni venivano coordinate le principali operazioni.
E' utile ricordare che l'inizio di questa lunghissima guerra fu determinato dal rifiuto dei talebani di consenare Bin Laden e che l'intervento fu di una coalizioen internazionale e non come purtroppo avvenne in Iraq un intervento unilaterale sbagliatissimo e suffragato da false accuse.
All'inizio poi l'intervento vide il sostegno di una parte della popolazione, oppresa dal regime oscurantista dei talebani, e da diversi signori della guerra e capi tribù che si coalizzarono nell'Alleanza del nord e contribuirono significativamente alla sconfitta dei talebani.
Autorizzata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 20 dicembre 2001 venne istituita L'International Security Assistance Force (ISAF) una forza internazionale di stabilizzazione dell'Afghanistan. Al 5 ottobre 2006 l'ISAF contava un personale di circa 32 000 uomini provenienti da 34 nazioni. Il 31 luglio 2006, la Forza Internazionale di Assistenza per la Sicurezza guidata dalla NATO assunse il comando del sud del Paese, mentre il 5 ottobre 2006 anche dell'Afghanistan orientale. Il contingente ISAF, ad ottobre 2009, disponeva di 67 700 soldati nel paese, di cui 36 000 circa statunitensi.
Anche l'Italia ha partecipato con migliaia di soldati. In totale 53 italiani sono morti in Afghanistan. Ai soldati italiani era stata affidata principalmente la provincia di Herat.
I morti della coalizione in Afghanistan sono stati milgliaia, gli Stati Uniti Stati Uniti hanno avuto più di 2000 morti, il Regno Unito Regno Unito quasi 500. La fine dell'intervento italiano purtroppo ha visto il governo italiano fare l'ennesima figuraccia, nessun membro del governo era presente al rientro dell'ultimo contingente italiano e al cerimonia di saluto in Afghanistan è stata segnata dal clamoroso scontro con gli Emirati arabi uniti.
Purtroppo la gestione della vittoria è stata contraddistinta da molti errori, quali i cossiddetti effeti collaterali di numerosi bombardamenti, e sopratutto non aver trovato una adeguata classe dirigente. Enormi finanziamenti a sostegno del paese sono finiti nella corruzione della classe politica locale che ha enormi responsabilità. coem quella dei signori della guerra che non hanno mai rinunciato a interessi particolari a favore dell'interesse generale del paese.
Merito dell'intervento l'aver provato a restituire una sorta di legalità nel paese, pagata con un prezzo altissimo di vittime, aver riportato le scuole e la sanità e molti servizi anche se evidentemente in maniera insufficiente.
Il vero fallimento è stato l'addestramento dell'esercito afgano che in queste settimane ha mostrato ancora una volta di non essere in grado di affrotnare i talebani che stanno conquistando con molta facilità province su province.
Ecco cosa riporta il sito Asiannews L’Afghanistan rischia di sprofondare nella guerra civile una volta terminato il ritiro delle truppe Usa e di quelle alleate. Lo sostiene un alto ufficiale statunitense, il generale Scott Miller, secondo cui il Paese dovrà affrontare “tempi molto difficili” se la sua leadership non riuscirà a compattarsi contro l’avanzata dei talebani.Le sue dichiarazioni sono in linea con quelle fatte dall’inviata speciale delle Nazioni Unite per l’Afghanistan, Deborah Lyons, che nei giorni scorsi ha parlato di “scenari disastrosi”. Dall’inizio del ritiro la violenza è aumentata e i fondamentalisti islamici hanno conquistato più di 50 distretti su 370, circondando diverse città e avvicinandosi alla capitale Kabul.
Nelle loro operazioni, i talebani sono favoriti dalla mancanza di supporto aereo da parte degli Stati Uniti al governo centrale afghano.
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