Sappiamo che la giustizia deve consentire anche ad un colpevole di potersi pentire e di avere una seconda chance, ma questo deve avvenire solo dopo una condanna equa e un ravvedimento del colpevole, un vero pentimento che denoti un vero cambio nella vita del colpevole.
Ora i fatti di cronaca che andremo a citare non hanno concesso alcun tempo per scontare una giusta pena e non hanno mostrato alcun pentimento nei colpevoli, hanno semmai mostrato l'ennesimo fallimento della giustizia, gli ennesimi casi in cui un magistrato compie azioni senza tener conto minimamente delle conseguenze e dell'impatto che hanno sulle vittime. Ennesimo caso in cui i magistrati ovviamente non dovranno rispondere delle proprie decisioni.
STORIA 1
Un permesso premio per festeggiare i suoi 18 anni, dopo neanche un anno di cella e con una condanna a 16 anni e mezzo per aver ucciso «con crudeltà» il vigilante Franco Della Corte, colpito a morte il 16 marzo 2018 all’esterno della metro di Piscinola, a Napoli. Una festa, le foto che sono finite sui social e la «vergogna» espressa dalla famiglia del vigilante che ha scritto una lettera ai giudici chiedendo «il massimo rigore ricordando il dolore che proviamo ogni giorno».
STORIA 2
Ragusa, aveva appena finito di festeggiare i suoi trent’anni con gli amici e tornava a casa in auto, quando una ragazza rispondendo ad una richiesta di aiuto è stata invece attratta in una trappola ed è stata stuprata da un giovane di 26 anni che però è risultato recidivo. Perché per una vicenda simile, per avere rapinato e violentato una prostituta, il ragazzo era stato condannato a due anni e sei mesi nel maggio 2018. Pena però mai scontata, infatti in cella c’era rimasto quattro giorni appena, «passando dagli arresti domiciliari all’obbligo di dimora». Semplicemente scandaloso.
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