Ormai è giudizio
unanime che le imminenti elezioni americane si risolveranno in un testa a testa
tra i due candidati, questo nonostante a lungo tutti i media abbiano dipinto la
rielezione come una cosa già fatta per Obama forse con un occhio più da tifosi
da analisti. La situazione economica sicuramente peserà sul voto e sul giudizio
sull'operato su Obama. Il data della disoccupazione mostra una stagnazione
persistente, non c’è stata una svolta. Ma non è solo questo secondo noi che ha
incrinato la leadership di Obama. Infatti, se la sua presidenza ha certamente
presentato alcuni punti positivi, certamente ha diviso il paese, ha rinforzato
una radicalizzazione delle posizioni, non ha cioè saputo unire il paese. In un
periodo di forte crisi abbiamo visto già in altri paesi europei come politici
caratterizzati da forte personalità, abbiamo dovuto cedere il posto a politici
meno carismatici ma che hanno dato l’impressione di poter unire il paese. Mitt
Romney risponde a questo identik e il primo dibattito ha segnato una svolta
proprio perché così si è presentato Romney.
Cosi, anche se
Obama dovesse farcela anche per poco, sicuramente la sua immagine e la sua
leadership ne sono già ora molto ridimensionate. Secondo noi oltre ad aver
spinto troppo per un modello interventista dello stato, per un paese come gli
USA, ha valicato anche alcuni confini etici che segneranno in una parte
dell’elettorato un motivo per cambiare scelta: il sostegno ai matrimoni gay ma
soprattutto l’inserimento nella riforma sanitaria di norme che non garantiscono
la libertà di coscienza in materie di aborto e contraccezione. Certamente hanno
dominato i temi economici nella campagna elettorale e saranno decisivi nella
scelta del prossimo presidente USA, ma essendo i margini molto stretti
potrebbero essere decisivi gli orientamenti per esempio dei cattolici cui
certamente il tema dell’obiezione di coscienza interessa.
Altro punto
importante è certamente il tema della sussidiarietà e lo spazio che le promesse
elettorali promettono, di lasciare all’iniziativa privata per rilanciare
l’economia, la proposta di Obama sembra essere più rassicurante ma non tiene
conto del forte indebitamento che ha prodotto e produrrà. Noi in Europa siamo
alle prese con il rigore finanziario e gli USA continuano ad indebitarsi, chi
pagherà il loro debito? Chi lo controllerà i fondi sovrani stranieri? Il tema
del debito pubblico sarà il primo tema che chiunque vinca, dovrà affrontare.
Un altro tema che
divide i due candidati è quello dell’approvvigionamento energetico, con Romney
che propone un rilancio del tema dell’autonomia energetica, che si basa sulle
nuove tecniche di estrazione del petrolio e sul carbone, fonti energetiche più
inquinanti ma a basso costo, a differenza di Obama che anche attraverso
clamorosi fallimenti ed errori continua a sostenere senza troppa convinzione la
green economy che fa alzare i prezzi dell'energia come anche qui in Italia bene
sappiamo. Certo si devono differenziare le fonti energetiche ma la transizione
non deve ricadere con costi solo sui contribuenti, inoltre l'autonomia USA
potrebbe cambiare gli scenari internazionali anche positivamente se pensiamo a
tutto all’impatto internazionale del tema energetico. Questo tema potrebbe influenzare il risultato in alcuni stati indecisi come Ohio e Pennsylvania.
Anche il tema del globar
warning è stato sottotono in questa campagna forse anche per gli scandali a
esso legati degli ultimi anni, ma questo dimostra ancora una volta che è un tema
spesso usato ideologicamente.
In politica
estera Obama ha alternato decisionismo ad attendismo, a volte è apparso non
capace di governare gli scenari. Romney ha già detto che non stravolgerà la
politica estera, anche se alcune sottolineature possono far prevedere alcune
differenze ma come sempre sarà l'aspetto che meno cambierà.
Ultimo fattore
che determinerà il risultato è quanti elettori che hanno votato nel 2008 Obama,
delusi dalle anche fin troppe aspettative che avevano posto in lui torneranno a
votarlo.