Il Governo Monti ha varato la sua manovra economica.
Prevale ancora una logica di tassazione a favore della riduzione del debito, mentre sono troppo pochi i tagli strutturali e agli sprechi secondo noi. Non ci sono significative dismissioni del patrimonio immobiliare e solo timidi accenni di liberalizzazione. Troppe le tasse. Pochissimo in termini di rilancio dello sviluppo anche se positivi sono: il rifinanziamento del fondo di garanzia per i crediti alle piccole e medie imprese (che prosegue opera del governo precedente), la reintroduzione dell'ICE istituto commercio, la riduzione dell'IRAP e gli interventi a favore di donne e giovani per 1 miliardo di euro. Opportuna la scelta di stanziamento di fondi per nuove infrastrutture e cambio della burocrazia per attuarle e finalmente un segnale che va a ridurre drasticamente i costi delle province. Bene la svolta sulle pensioni che segna un ritorno a scelte precise, basta scalini, scaletti, scaloni e stesso sistema contributivo per tutti. Fortunatamente si è evitato di intervenire sull’Irpef, avrebbe potuto avere un effetto recessivo, bene le tasse a beni di lusso.
Siamo contrarissimi invece all’annunciato aumento dell'IVA di 2% sia su quella del 10% che su quella del 21%, come all'introduzione sperimentale dell'IMU, la prima casa non e' un bene di lusso, tra l'altro l'aumento degli estimi catastali rischia di rendere questa tassa molto elevata e colpirà ancora una volta le famiglie.
Vedremo se la ridefinizione delle agevolazioni che andrà a finanziarie il Fondo per la Famiglia istituito dal decreto saprà correggere l’impatto di queste misure sulle famiglie, magari un miglioramento delle agevolazioni per maternità e paternità speriamo.
Ancora una volta abbiamo l’aumento delle accise sulla benzina e ci chiediamo ma servivano dei professori universitari per varare questa manovra? Mancano fantasia per vere riforme e tasse mirate e di scopo.
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