lunedì 21 marzo 2011

Il nucleare è necessario ma attenzione alla sicurezza

Le notizie dal Giappone appaiono sempre più drammatiche, migliaia e migliaia
di morti ed il loro numero non potrà che crescere, intere aree del paese sepolte dai detriti della distruzione dello tsunami, intere città cancellate, impressionanti i numerosi video che si trovano in internet. Famiglie distrutte, molti orfani, la situazione degli anziani e degli ammalati è drammatica, persone senza cibo e acqua . Molti morti non si riescono a cremare e moltissimi dispersi che forse non si troveranno mai,

Cresce con le ore anche la preoccupazione per il nucleare infatti il danno della centrale di Fukushima è più grave di quanto annunciato all’inizio, il governo e la società che gestisce la Centrale di Fukushima, perdono di ora in ora credibilità rispetto agli annunci di avere tutto sotto controllo. Oggi Tokio ha cambiato improvvisamente faccia, traffico al minimo, la gente che incomincia ad allontanarsi dalla città consumi di energia ridotti, supermercati presi d'assalto come anche i distributori di benzina, con l'ordine e lo stile nipponico che in questi giorni ha mostrato grande dignità ma ora la preoccupazione prevale anche nei giapponesi. La radioattività vicino alla centrale è elevata e anche l’acqua di Tokio registra dati di radioattività. Molte le merci nipponiche che saranno sottoposte presto a controlli di radioattività. I prodotto agricoli in particolare ma non solo, tutto il materiale che dovrà essere esportato, anche quello per le produzioni high-tech per fare un esempio.

Giusta quindi una riflessione per rivedere norme di sicurezza e imparare da questa vicenda, che rimane comunque eccezionale, come poter tenere sotto controllo le centrali nucleari. Soprattutto è necessaria maggior garanzia sui controlli e la chiusura delle centrali vecchie. Siamo d'accordo ad non eludere la questione sicurezza anche se è vero che un terremoto di queste dimensioni e con onde di tsunami così non colpirà mai le molte centrali nucleari d’Europa per esempio . Si trascura invece il fatto che la politica di non costruire centrali nucleari di nuova generazione ha portato all’utilizzo oltre il dovuto delle centrali costruite 30-40 anni fa.
Le notizie in merito all’attuale situazione di Fukushima ma anche a quella pregressa e ad una serie di incidenti non opportunamente soppesati ci devono spingere a richiedere controlli sempre più esigenti e che devono vedere presente autorità indipendenti dalle stesse società che gestiscono gli impianti e lo stesso governo. Bisogna garantire trasparenza cosa che non è avvenuta negli anni in Giappone ma anche altrove.

Chiare garanzie sulla sicurezza è prerequisito essenziale senza il quale non si può pensare al nucleare. Diverso è mettere in discussione l'uso del nucleare. Non tutto sarà risolto col nucleare ma ci deve essere un piano energetico che non può essere sbilanciato su eolico e solare che non garantiscono una continuità di rifornimento ed hanno costi alti. E’ giusto investire ma con equilibro e pensando ad un pacchetto energetico che veda come obiettivo la riduzione dell’uso del petrolio e del gas, che oltre a porre dei problemi in merito alla stabilità dei paesi fornitori (come vediamo in questi giorni) sono altamente inquinanti inevitabilmente questo non può che essere compensato dal nucleare. Ragioniamo pure sulla sicurezza, attenzione non esite qualcosa di sicuro nemmeno le cetrali idroelletriche o a carbone e petrolio lo sono, ma anche su quale paese vogliamo: per progettare il futuro ci vuole energia. Molti dei paesi sviluppati senza l’energia nucleare non potrebbero continuare a far funzionare il loro sistema industriale ma anche la vita di tutti i giorni perché la nostra società dalla comunicazione al trasporto vive grazie all’energia. Basta che ognuno veda in casa propria: siamo così sicuri di volerci rinunciare?
Certo è giusto riflettere rispetto ad investimenti molto onerosi su quali centrali nucleari costruire, per esempio si parla oggi di centrali di terza generazione ma sappiamo che saranno disponibili quelle più avanzate e sicure di quarta generazione.

Certamente il discorso sulle fonti energetiche non può prescindere da un quadro generale europeo e non solo. Non possiamo essere ipocriti e dimenticarci che siamo circondati da centrali nucleari e che noi usiamo energia prodotta con le centrali nucleari francesi ed europee. Alcune decisioni non possono essere prese da singoli stati ma devono nascere da un confronto internazionale.

martedì 15 marzo 2011

Unità d'Italia: il ruolo dei cattolici

Unità d'Italia: il ruolo dei cattolici

Vieni a visitare la mostra del CCC San Benedetto all'Urban Center di Milano in Galleria Vittorio Emanuele II

fino al 25 marzo
dal lun al ven ore 9.00-18.00

sabato 12 marzo 2011

Pakistan: Libertà religiosa, via per la pace

Il Pakistan è stato definito a seconda del periodo “stato canaglia”, “alleato strategico”, oggi potremmo dire invece che è uno stato che rischia di essere fuori controllo. Intere zone sono controllate da tribù o talebani che l’anno scorso hanno rischiato di arrivare fino alla capitale e procurato in estese zone una guerra civile che per fortuna oggi è molto ridimensionata ma che continua a provocare attentati sono quotidiani. L’estremismo islamico è ben introdotto nei servizi segreti e apparati statali e culturali. Inoltre è certo il collegamento tra il Pakistan e i talebani in Afghanistan. Gli elementi di preoccupazione sono molti, i rapporti non sono buoni neanche con l’India, si ricordino solo gli attentati di Mombai e la guerra che per anni ha insanguinato il Kashmir, il Pakistan inoltre ha la bomba atomica.
Ma ciò che preoccupa fortemente nell’ultimo anno è la situazione delle minoranze e in particolare quelle cristiane, che è peggiorata per via della legge sulla blasfemia. Emblematica la scia di morte legata al caso di AsiaBibi una giovane pakistana cristiana condannata a morte perché cattolica il governatore musulmano moderato della provincia del Punjab, Salman Taseer, , è stato ucciso da una delle sue guardie del coro perché aveva criticato la sentenza e la legge sulla blasfemia, il ministro cattolico per le minoranze religiose del Pakistan Shahbaz Bhatti è stato ucciso l’altro giorno per lo stesso motivo. Shahbaz Bhatti è stato definito dal vescovo che ha presieduto la commemorazione funebre un martire cristiano perché ucciso in odio alla fede cattolica. La pace e la libertà religiosa in Afghanistan, India e in tutta le regione dipendono anche da come si risolverà e affronterà in Pakistan, è necessario che Europa e USA diano un segnale politico, ma anche il mondo cattolico si deve dare una svegliata per la difesa dei cristiani e della libertà di religione che anche il Papa Benedetto XVI ha definito fondamentale per la difesa della pace nel messaggio del primo gennaio: “Nella libertà religiosa, infatti, trova espressione la specificità della persona umana, che per essa può ordinare la propria vita personale e sociale a Dio, alla cui luce si comprendono pienamente l’identità, il senso e il fine della persona. Negare o limitare in maniera arbitraria tale libertà significa coltivare una visione riduttiva della persona umana; oscurare il ruolo pubblico della religione significa generare una società ingiusta, poiché non proporzionata alla vera natura della persona umana; ciò significa rendere impossibile l’affermazione di una pace autentica e duratura di tutta la famiglia umana.”
Libertà religiosa, via per la pace

Tremendo terremoto in Giappone

Esprimiamo profondo dolore e vicinanza la popolo nipponico per i lutti e i gravi danni che lo hanno colpito in seguito al terremoto e allo tsunami. Purtroppo la conta dei morti cresce di ora in ora.

La maggior parte dei danni e dei morti, nonostante l'eccezionalita dell'intensità del terremoto non derivano da crolli di edifici, questo ci ricorda quanto sia importante l'attenzione a costruzioni antisismiche, in Italia i danni sarebbero stati incomparabilmente e drammaticamente più superiori. Colpisce la compostezza e la dignità della gente. La devastazione e i morti sono purtroppo stati causati soprattutto dallo tzsunami.
Potente tsunami di 10 metri.

Preoccupa anche la situazione della centrale nucleare danneggiata ma certo rattrista che in Italia sia già cominciato un uso strumentale ed elettorale del tema nucleare su cui saremo chiamati ad esprimerci con un referendum a giugno. Ieri in una trasmissione Enrico Testa sottolineava giustamente come i danni ambientali più gravi siano stati causati dalle raffinerie o dalle tubature del gas esplose, si pensi poi alla diga della centrale idroelettrica crollata e le cui immagini di distruzione hanno fatto il giro del mondo. Invitiamo a non usare in mostro ideologico e strumentale questa catastrofe.

La crisi in Libia

Stiamo seguendo in queste settimane ai cruenti fatti che sconvolgono la Libia.
La situazione non è semplice da capire e certo si differenzia molto da quanto accaduto in Tunisia e in Egitto, innanzitutto è contraddistinta dall'uso della violenza e della forza da parte del regime. Bisogna ricordare che certo anche in Tunisia e in Egitto inizialmente le manifestazioni sono state represse con centinaia di morti ma poi si è andati verso una transizione che tra l'altro è ancora tutta da decifrare essendo in entrambi i paesi stata guidata dall'esercito che ha mantenuto intatta il suo ruolo e il suo potere.
Tra l’altro in Tunisia regna ancora oggi una certa confusione e lo si vede anche dalla gestione dei profughi, e in Egitto il rischio è che, come successo questa settimana, qualcuno approfitti della situazione per attaccare le comunità copte.

In Libia abbiamo avuto una spaccatura del paese tra Cirenaica (la zona più ricca per vi a del petrolio) e la Tripolitania la zona che più ha beneficiato dei favori del regime e che rispecchia divisioni storiche e non solo di oggi. La situazione libica è contraddistinta da una composizione tribale difficile da decifrare e la cui composizione è caratterizzata da vari elementi. Non si può sapere cosa succederà. Una cosa è certa la reazione del dittatore libico Gheddafi lo ha reso ormai, come hanno detto fonti diplomatiche russe, un cadavere politico. Gheddafi non sopravvivrà politicamente ma potrà portare la guerra civile, già in atto, ad estreme conseguenze.

Gheddafi è sicuramente un dittatore spietato, già in passato aveva sedato rivolte in Cirenaica con la forza, quello che stupisce è una certa ipocrisia della stampa e delle diplomazie internazionali, perché se è vero che bisognava trattare con chi era al potere, cioè Gheddafi, non altrettanto si può dire dei riconoscimenti concessi a Gheddafi e la Libia in ruoli che ora definiremmo ridicoli: rappresentante della commissione dei diritti umani all'Onu, presidente dell'Unione Africana. Certo c'erano, come ci sono anche adesso, interessi economici e non solo italiani, basta pensare agli inglesi che hanno liberato l’attentatore di Lockerbie per fare affari con Gheddafi; storici, per esempio il trattato di pace tra Libia e Italia che giustamente è stato fatto, ma ci permettiamo di dire che certi incarichi e riconoscimenti internazionali potevano essere evitati e qualche condizioni di cambiamento in Libia doveva essere chiesta, adesso invece ci si scandalizza strumentalmente. Lo stesso dicasi per l'Egitto dove Mubarak che sicuramente ha usato metodi sbagliati e soprattutto ha fatto l'errore di designare il figlio come successore, ma a cui va comunque riconosciuto un ruolo internazionale che ha reso stabile il Medioriente e il suo contributo nel processo di pace tra Israele e Palestinesi. D'altronde anche l'appoggio ai rivoltosi delle Libia va soppesato sia nelle modalità che nei contenuti, si sa chi sono? quale anima prevarrà? perché il rischio è di creare una situazione simile alla Somalia in cui le frange islamiste estremiste poi prendano il potere, oppure che ad un dittatore ne succeda un altro.
Proprio per questo è auspicabile un intervento internazionale che eviti il peggio per la popolazione civile e spinga Gheddafi ad un compromesso, anche se aver per esempio emesso un mandato di cattura internazionale non facilita il dialogo ma l’arroccamento del dittatore, i processi si fanno alla fine delle guerre non a guerra in corso perché condizionano i dialoghi diplomatici.
Bisogna fare però attenzione come scrive V.E. Parsi su avvenire a "non creare la spaccatura della comunità internazionale, con un fronte occidentale contrapposto a Cina e Russia".
Sempre Parsi scrive su Avvenire "Occorre fare qualcosa che sia efficace subito (logica di breve periodo), ma che contemporaneamente non mini le chance di successo duraturo (logica di lungo periodo). È importante agire in uno specifico teatro (la Libia), ma senza che ciò possa creare le condizioni per vanificare la strategia complessiva nel quadro regionale (Maghreb e Medio Oriente)". La politica estera americana sembra sempre più incerta se è vero che Obama spera che prima o poi i sauditi si convincano ad armare i ribelli. Il ruolo degli USA appare comunque molto ridimensionato dai fatti degli ultimi mesi.
Non si può tacere poi sui fenomeni migratori che i fatti del Nord d'Africa stanno portando e sulla situazione dei lavoratori stranieri che fuggono dalla Libia. E' un dovere dell'Europa e dell'Occidente prendersene cura, segnerebbe anche l'occasione per un segnale distensivo verso il mondo islamico sempre molto segnato da pregiudizi nei nostri confronti. E' quindi una scelta doverosa sul piano umanitario e utile su quello diplomatico. Anche se per esempio bisogna aiutare i lavoratori stranieri come gli egiziani che prima erano in Libia e adesso sono in Tunisia a tornare in Egitto e lo stesso per persone di altre nazionalità.
Parsi scrive su Avvenire "la sola cosa concreta che possiamo fare, e che dobbiamo fare proprio perché è alla nostra portata, è organizzare immediatamente un piano europeo per i possibili profughi".