In prossimità dell’insediamento di Trump, molto
si parla delle aziende bigtech americane, con il clamoroso caso di Meta (Facebook
ma non solo) che ha ammesso censure guidate dalla politica negli anni
dell’amministrazione Biden e che ora ha deciso di eliminare i filtri che
limitavano le informazioni. Ma la svolta non riguardo solo questo, ha fatto notizia
la decisione di eliminare la commissione DEI quella per la difesa della diversità
e dell’inclusione, che negli Usa sono normalmente presenti all’interno delle aziende
e che sono diventate potenti strumenti per propinare ideologie, emblematica la
decisione dell’azienda Meta che ha deciso dopo la chiusura della DEI di
togliere gli assorbenti dai bagni maschili.
Insomma, le BigTech sembrano ora sposare il
cambio di posizionamento della politica USA e vogliano anche aumentare il loro
peso politico come mostrano personaggi come Elon Mask e Zuckerberg ma anche Bezos
che ha comprato il Washington post. Biden nel suo ultimo discorso ha messo in
guardia da una nuova oligarchia ma è stato proprio il partito democratico a
dare spazio senza regole e queste BigTech e a sfruttarle per divulgare le sue
idee liberal e imporle, come mai nessuno si lamentava del loro peso politico e
il loro sostegno alle amministrazioni democratiche? Come mai nessuno si
lamentava della loro manipolazione dell’informazione a favore del potere democratico,
clamoroso fu il caso delle accuse al figlio di Biden durante la campagna
elettorale 2020 o della bufala mediatica sul Russiagate durante la prima amministrazione
Biden. Cosa dire di quanto avvenuto durante il COVID dove furono censurate le
notizie sulle complicanze e sui dubbi legati ai vaccini? Dove erano quando il
potere culturale di Hollywood sposava e sosteneva quasi unanimemente la
campagna elettorale della Harrisa e in questi anni ha fatto da megafono alle
politiche liberal sui temi etici della amministrazione Biden o della allora
amministrazione Obama. Guarda casa solo ora col ritorno di Trump una parte del
mondo di Hollywood si è espresso contro la “cultura woke”, termine usato come
richiamo a stare svegli rispetto alle ingiustizie civili, sociali, razziali ma
che è diventato un vero strumento di propaganda liberal e di imposizione tra l’altro
della teoria del gender e che non ammette opinioni discordanti, imponendo persino
tematiche e contesti nelle produzioni cinematografiche e non solo.
Perché solo ora l’influenza delle BigTech
o del mondo della cultura rappresentano un pericolo? In realta' e' vero che il tema merita attenzione e ha possibili ripercussioni anche politiche ma lo e' sempre stato, non solo ora.
Vedremo come nel nuovo mandato Trump si comporterà
rispetto a questi temi. Intanto subito dovrà affrontare il problema del social
cinese Tik Tok a cui la Corte Suprema ha imposto al vendita o la chiusura,
chiaro che questo social sia usato anche dal governo cinese e potrebbe aumentare
i problemi nella guerra commerciale tra Cina e Usa.
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