giovedì 29 febbraio 2024

ILVA e ITA sono due casi aperti da moltissimi anni

ILVA e ITA sono due casi aperti da moltissimi anni in Italia ed emblematico di come in Italia si trascinino alcune vicende economiche e i debiti ad essi associati senza una vera risoluzione.

L'ILVA prima di proprietà privata poi commissariata oscilla tra tentativi di chiusura per inquinamento e tentativi di rilancio. Il primo commissariamento fu nel 2012, poi nel 2018 ci fu l’acquisizione da parte di Arcelor Mittal e ora per l'ennesima volta si parla di commissariamento con una compensazione pubblica ovviamente per il gruppo privato indiano.

Arcelor Mittal non ha mantenuto le promesse di investimento ma forse era già poco credibile fin dall'inizio perché' aveva fatto lo stesso in altri grossi impianti in Europa. Ad aggravare la situazione dell'ILVA è la questione giudiziaria, incombono infatti le sentenze ambientali, il rischio è che l'Italia perda la sua capacità produttiva nell’acciaio che è una risorsa ed un asset fondamentale per lo sviluppo. In questi anni l'ILVA di Taranto ha già molto diminuito la sua produzione, e molti posti di lavoro sono stati già persi.

Nel frattempo, la questione di una gestione più rispettosa dell’ambiente non è stata risolta né sono state attivate bonifiche significative.

La compagnia aerea ITA nata dallo scioglimento di Alitalia non e’ riuscita a decollare potremmo dire e richiede nuovi investimenti, in questo caso si era trovato un buon accordo tra Germania e Italia con l'acquisizione da parte di Lufthansa che avrebbe tratto certamente dei vantaggi da questo acquisto ma che aveva anche interesse a tenere viva e investire su ITA. Per problemi puramente politici la Ue sta bloccando l'acquisizione, persino i sindacati aerei tedeschi se ne lamentano e accusano la Ue di ritardare una acquisizione necessaria per non perdere posizioni verso compagnie extra-Ue. Il caso ITA - Lufthansa sembra ripercorrere quanto avvenne per la mancata fusione in ambito ferroviario tra la tedesca Siemens e la francese Alstom, a volte l'antitrust europea fa più danni piuttosto che favorire  gli interessi dell'*industria europea.

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