Nei giorni scorsi 5 soldati italiani sono rimasti feriti in un atte ntato rivendicato dall'ISIS. La notizia ha riportato alla ribalda l'impegno militare italiano nelle missioni internazinali, quasi dimenticato da tutti e la minaccia dell'ISIS. Dopo la morte del suo leader l'ISIS ha risposto con una serie di attntati in Mali, in SIria e in Iraq appunto. Per quanto riguarda l'impegno italiano in IRAQ va giustamente ircordato lo sforzo fatto dall'Italia per sostenere il percorso democratico e di ricostruzine dell'Iraq fin da dopo la caduta di Saddam Hussein. In questi ultmi anni in particolare nell'addestramento delle truppe irachene che poi hanno docuto combattere contro l'ISIS nel nord Iraq.
In questi giorni cade l'anniversario della strage di Nassiriya, ci pare opportuno ricordare questo anniversario citando le parole del Presidente Mattarella «L'esempio dei nostri caduti rappresenta un vincolo morale per la continuità del contributo del nostro Paese nei diversi ambiti: le donne e gli uomini presenti nelle diverse aree di conflitto sanno di poter contare sul concorde sostegno del popolo italiano». Nella strage di Nassiriya, avvenuta 16 anni fa, va ricordato che morirono 28 persone: 19 italiani, tra cui 12 carabinieri e cinque soldati, e 9 iracheni. A testimonianza di come la base italiana fosse aperta all'incontro con il popolo iracheno e al suo aiuto e proprio questo aspetto fu usato per colpire i nostri militari.
Purtroppo una parte del paese non ha ancora oggi lo stesso ricordo e lo stesso rispetto per i caduti italiani, spiace notare che mentre Mattarella ricorda il sacrificio dei nostri soldati per il bene comune un sacerdote come Padre Zanotelli senta il bisogno di intervenire sottolineando che i nostri soldati fossero li per difendere interessi aprticolari legati allo sfruttamento del petrolio.
E' doveroso allora ricordare come l'Italia NON partecipò all'intervento armato sbagliato contro l'Iraq e che anche Giovanni Paolo II aveva condannato, ma solo nella fase successiva sotto l'egida dell'ONU. La presenza dell'ONU nella seconda fase era talmente evidente che uno dei primi gravi attentati nel dopo Saddam fu proprio contro la delegazine ONU.
Intanto oggi l'Iraq sta sprofrondando in una grave crisi politica e sociale, da mesi proteste di piazza sempre piu violente e sempre più represse rischiano di destabilizarre il già precario equilibrio dello stato iracheno: sono già 300 i morti.
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