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La sua morte però è stata celebrata con molte parole enfatiche e di elogio che ne hanno ricordato il ruolo mondiale e di primo piano che senz'altro ha avuto, ma spesso hanno dimenticato di parlare del fatto che comunque il suo potere si basava sulla dittatura e quindi sulla repressione di ogni dissenso politico e di ogni libertà.
L'isola di Cuba purtroppo, anche se avviata a grandi cambiamenti, non ha ancora raggiunto la democrazia. Oggi sono possibili attività economiche private e maggiori libertà economiche sono garantite, non ancora quelli politiche e civili.
Nella vicenda cubana poi si è dimenticata la persecuzione, tipica di ogni dittatura ateista, della Chiesa e dei cristiani.
La Chiesa Cattolica ha avuto in questi anni un grande ruolo nella vicenda di Cuba, come non ricordare la mediazione di papa Francesco, indispensabile, nell'accordo USA-Cuba.
Di certo, però, l’incontro rimasto nella storia è quello del 1998, quando Castro ancora tiranno incontrastato di Cuba accolse ai piedi della scaletta dell’aereo l’anziano Giovanni Paolo II.
Giovanni Paolo II aveva chiesto – oltre alla fine del pluridecennale embargo statunitense – più libertà per il popolo e per la chiesa. Fidel rispose ripristinando il Natale e garantendo pur sotto uno stretto controllo maggior libertà alla Chiesa. Giovanni Paolo II durante l’omelia pronunciata alla messa all’Avana pronunciò tredici volte la parola “libertà”, con i fedeli che iniziarono a scandire – in forma ritmata – “Libertad! Libertad”. Nel 2012 ci fu la visita di Benedetto XVI che chiese ed ottenne di ripristinare il Venerdì Santo come festa civile. In tutte le tre le tappe, fondamentale è stato il contributo di cucitura e pazienza del cardinale Jaime Ortega y Alamino, arcivescovo dell’Avana.
Al funerale di Castro saranno presente molte figure discusse e molti dittatori, non ci saranno invece Obama e Putin.
Trump uno dei pochi leader mondiali che col suo solito stile ha rotto il politically correct e ha commentato la morte di Castro ricordando che era un dittatore.