Di fronte agli attentati in Francia e alle seguenti
notizie sugli attentatori appare evidente che i
terroristi erano e sono cittadini europei. Nati e vissuti in Francia e in
Belgio.
Hanno fatto le
scuole in Francia e quindi hanno visto e vissuto la nostra società quindi
potremmo dire sono “persone normali” non possiamo nasconderci questa verità,
certo sarebbe più facile forse per noi per giustificare e giustificarci
ritenere che sono persone a noi estranee. Invece no sono cresciuti insieme ai
nostri figli. Figli di negozianti, autisti di pullman, e tutti poco più che
ventenni. Lo stesso si poteva dire dei terroristi che hanno già altre volte
hanno colpito in Francia in diverse città.
Da dove arrivano,
sempre dai soliti quartieri e dalle solite banlieue parigine come Saint-Denis.
Non è infatti nuovo il nome di Moleenbek per esempio, quartiere di Bruxelles da
dove sono arrivati anche il franco-algerino autore della strage al Museo
ebraico di Bruxelles, e Abdelhamid Abaaoud, il cervello della cellula di
Verviers ancora latitante. E ancora: Amedy Coulibaly, che ci ha comprato le
armi per il massacro all’Hypercacher, e Ayoub El Khazzani, l’autore della
mancata strage sul treno Thalys Amsterdam-Parigi.
Dovremmo
chiederci come mai? Un discorso che tenga conto solo del disagio sociale ed
economico che si vive in questi quartieri non è sufficiente, la politica
assistenzialista che coi sussidi di disoccupazione dà migliaia di euro ai
disoccupati, favorendone l’inerzia nella ricerca di un lavoro, non ha creato
inclusione. Inoltre molti di questi giovani non avevano problemi economici.
Innanzitutto analizzando le realtà di questi quartieri si osserva che si è
permesso il crescere di un humus culturale a noi estraneo e che non cercava di
integrarsi ma anzi si contrapponeva a noi ideologicamente. Perché non si è
agito innanzitutto culturalmente per limitare il dilagare di profeti di odio e
di un pensiero integralista? Forse per paura di uno scontro, forse per un
politically correct, che appare anche in
questi giorni, che sembra imporci di non
chiamare col giusto nome le cose. C’è una ideologia che ha radici religiose.
Questo non significa criminalizzare tutti gli islamici ci mancherebbe, sarebbe
un errore altrettanto grave, ma ci permetterebbe di incominciare a capire
perché un giovane europeo segue
l’integralismo religioso. Forse proprio perché in Europa non ha trovato un
sentire comune, una cultura rispettosa di alcuni valori, rispettosa della
stessa fede, fa riflettere che gli attentati avvengano in Francia, un paese che
ha cercato di cancellare la religione dai luoghi pubblici, che ha espresso un
laicismo esasperato.
Noi abbiamo
rinnegato la nostra storia, la nostra cultura, le nostre radici cristiane e di
fronte ad una società svuotata, senza
valori, una società evidentemente decadente,
questi giovani si aggrappano ad una ideologia per trovare un senso alla loro
vita. E qui che si combatte la battaglia per vincere contro il terrorismo
offrendo una cultura, un umanesimo cristiano che invece l’Europa e l’occidente
continuano a combattere e smantellare pezzo per pezzo. L’allarme lo aveva già
lanciato Benedetto XVI a Ratisbona nel 2006 “Nel mondo occidentale domina
largamente l'opinione, che soltanto la ragione positivista e le forme di
filosofia da essa derivanti siano universali. Ma le culture profondamente
religiose del mondo vedono proprio in questa esclusione del divino
dall'universalità della ragione un attacco alle loro convinzioni più intime.
Una ragione, che di fronte al divino è sorda e respinge la religione
nell'ambito delle sottoculture, è incapace di inserirsi nel dialogo delle
culture”. Questo è il grave rischio per l’Occidente.
Un’ultima riflessione va aggiunta sul rapporto tra
violenza e religione, è chiaro come disse
Benedetto XVI che “La violenza è in contrasto con la natura di Dio e la natura
dell'anima. Dio non si compiace del sangue, non agire secondo ragione, è
contrario alla natura di Dio” e la violenza agisce contro la ragione. Papa
Francesco nell’angelus della domenica successiva ai tragici fatti di Parigi ha
affermato “Tanta barbarie ci lascia sgomenti e ci si chiede come possa il cuore
dell'uomo ideare e realizzare eventi così orribili, che hanno sconvolto non
solo la Francia ma il mondo intero. Dinanzi a tali atti intollerabili, non si
può non condannare l'inqualificabile affronto alla dignità della persona umana.
Voglio riaffermare con vigore che la strada della violenza e dell'odio non
risolve i problemi dell'umanità e che utilizzare il nome di Dio per
giustificare questa strada è una bestemmia”.