Ucraina dopo un
anno dall'invasione da parte della Russia non si vede ancora uno spiraglio per
trovare una soluzione politica alla guerra.
Il bilancio della
guerra in Ucraina è tragico: milioni di sfollati, città distrutte, crimini di
guerra contro la popolazione civile, una strage di soldati, 70mila secondo i
dati ONU. Il fallimento degli obiettivi dichiarati russi e' evidente a tutti,
infatti Putin nel suo discorso non ha potuto vantarsi di importanti successi e
le zone conquistate sono costate un prezzo altissimo in sangue. Ma proprio per
questo la Russia e Putin dichiarano che la guerra non terminerà fino al raggiungimento
degli obiettivi minimi : la conquista di quelle 4 regioni nel sud-est
dichiarate con finti referendum territori russi.
Da parte ucraina
si dichiara che il 2023 sarà l'anno della vittoria e della riconquista di tutti
i territori occupati.
Purtroppo la
visita del presidente Biden non spinge verso una soluzione, la sua visita di
solidarietà al popolo ucraino è stata accompagnata anche da annunci che non
fanno presagire nessuno spiraglio di pace e anzi mettono in evidenza come in
Ucraina si stia assistendo ad uno spostamento del conflitto conflitto tra la
Russia e Ucraina ad un vero e proprio confronto tra la Russia e la Nato che appoggia militarmente e con i servizi segreti
indispensabili in questo primo anno di guerra la resistenza ucraina. Anche Cina
e Iran appoggiano con rifornimenti la Russia ed infatti nei mesi scorsi il
conflitto ucraino ha portato ad alcuni episodi che hanno coinvolto direttamente
l'Iran rischiando di incendiare il Medioriente.
Il Papa e la
Chiesa cattolica si sono spesi in questo anno per provare a trovare una
soluzione pacifica al conflitto e con continui appelli alla pace e con numerosi
interventi di sostegno al popolo ucraino.
Un ruolo
importante nel sostegno ai milioni di profughi ucraini è stato svolto anche
dalla Polonia in particolare ma anche dalla Moldavia e dalla Romania e
dall'Italia con la comunità ucraina più grande in Europa occidentale. Un fatto
positivo è stata l’unità che l’Europa, anche con fatica, ha saputo dimostrare
in questo anno nel condannare ed isolare la Russia. Però le sanzioni e il sostegno
militare all’Ucraina non sono sufficienti, bisogna spingere entrambe le parti
al cessate il fuoco.
È chiaro che né
Russia né Ucraina potranno vincere sul campo. Dovranno innanzitutto fermare le
armi e garantire una tregua duratura che possa aprire ad un dialogo e trovare
compromessi che congelino per lo meno il conflitto.
In quest'ottica
si pone anche l'arcivescovo di Milano SE Mons Delpini che cosi ha detto in una
intervista al giornale Avvenire
La pace è una
guarigione, non una nostalgia di una favolosa età dell’oro. La pace è una
situazione guarita, non un nuovo inizio, senza memoria e senza ferite. Ogni
vicenda trascina un peso tremendo di risentimenti, di rivendicazioni, di
diritti da far valere, di prepotenze irragionevoli e indiscutibili imposte dal
più forte, subite dal più debole. Come è possibile una “pace giusta”? Più
modestamente, se ci sono organismi che ne abbiano le intenzioni e le
possibilità, dovrebbero sentirsi spinti a cercare una pace accettabile, una
tregua tra le parti in guerra che consenta il tempo e i mezzi per riabilitare i
popoli e le autorità, segnati profondamente dal trauma delle guerre. La
ragionevolezza deve convincere a decidere: prima di tutto, basta morti! Basta
bombe! Basta soldati all’attacco per uccidere e per morire! Una tregua! Poi si
può e si deve discutere e trattare e celebrare tutte le sceneggiate
immaginabili di veti e di pugni sul tavolo, di dichiarazioni di intenti e di
proclami feroci. Però, anzitutto basta morti, basta bombe! Non so come, quando
e in che senso si possa arrivare a una pace giusta. Prima di tutto però basta
morti, basta bombe!
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