mercoledì 22 febbraio 2023

Ucraina dopo un anno di guerra non si vede ancora uno spiraglio

Ucraina dopo un anno dall'invasione da parte della Russia non si vede ancora uno spiraglio per trovare una soluzione politica alla guerra.

Il bilancio della guerra in Ucraina è tragico: milioni di sfollati, città distrutte, crimini di guerra contro la popolazione civile, una strage di soldati, 70mila secondo i dati ONU. Il fallimento degli obiettivi dichiarati russi e' evidente a tutti, infatti Putin nel suo discorso non ha potuto vantarsi di importanti successi e le zone conquistate sono costate un prezzo altissimo in sangue. Ma proprio per questo la Russia e Putin dichiarano che la guerra non terminerà fino al raggiungimento degli obiettivi minimi : la conquista di quelle 4 regioni nel sud-est dichiarate con finti referendum territori russi.

Da parte ucraina si dichiara che il 2023 sarà l'anno della vittoria e della riconquista di tutti i territori occupati.

Purtroppo la visita del presidente Biden non spinge verso una soluzione, la sua visita di solidarietà al popolo ucraino è stata accompagnata anche da annunci che non fanno presagire nessuno spiraglio di pace e anzi mettono in evidenza come in Ucraina si stia assistendo ad uno spostamento del conflitto conflitto tra la Russia e Ucraina ad un vero e proprio confronto tra la Russia e la Nato che appoggia militarmente e con i servizi segreti indispensabili in questo primo anno di guerra la resistenza ucraina. Anche Cina e Iran appoggiano con rifornimenti la Russia ed infatti nei mesi scorsi il conflitto ucraino ha portato ad alcuni episodi che hanno coinvolto direttamente l'Iran rischiando di incendiare il Medioriente.

Il Papa e la Chiesa cattolica si sono spesi in questo anno per provare a trovare una soluzione pacifica al conflitto e con continui appelli alla pace e con numerosi interventi di sostegno al popolo ucraino.

Un ruolo importante nel sostegno ai milioni di profughi ucraini è stato svolto anche dalla Polonia in particolare ma anche dalla Moldavia e dalla Romania e dall'Italia con la comunità ucraina più grande in Europa occidentale. Un fatto positivo è stata l’unità che l’Europa, anche con fatica, ha saputo dimostrare in questo anno nel condannare ed isolare la Russia. Però le sanzioni e il sostegno militare all’Ucraina non sono sufficienti, bisogna spingere entrambe le parti al cessate il fuoco.

È chiaro che né Russia né Ucraina potranno vincere sul campo. Dovranno innanzitutto fermare le armi e garantire una tregua duratura che possa aprire ad un dialogo e trovare compromessi che congelino per lo meno il conflitto.

In quest'ottica si pone anche l'arcivescovo di Milano SE Mons Delpini che cosi ha detto in una intervista al giornale Avvenire

La pace è una guarigione, non una nostalgia di una favolosa età dell’oro. La pace è una situazione guarita, non un nuovo inizio, senza memoria e senza ferite. Ogni vicenda trascina un peso tremendo di risentimenti, di rivendicazioni, di diritti da far valere, di prepotenze irragionevoli e indiscutibili imposte dal più forte, subite dal più debole. Come è possibile una “pace giusta”? Più modestamente, se ci sono organismi che ne abbiano le intenzioni e le possibilità, dovrebbero sentirsi spinti a cercare una pace accettabile, una tregua tra le parti in guerra che consenta il tempo e i mezzi per riabilitare i popoli e le autorità, segnati profondamente dal trauma delle guerre. La ragionevolezza deve convincere a decidere: prima di tutto, basta morti! Basta bombe! Basta soldati all’attacco per uccidere e per morire! Una tregua! Poi si può e si deve discutere e trattare e celebrare tutte le sceneggiate immaginabili di veti e di pugni sul tavolo, di dichiarazioni di intenti e di proclami feroci. Però, anzitutto basta morti, basta bombe! Non so come, quando e in che senso si possa arrivare a una pace giusta. Prima di tutto però basta morti, basta bombe!


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