domenica 12 settembre 2021

La legge Heartbeat Act e la decisione della Corte Suprema USA cambiano lo scenario

 Il TEXAS, uno dei più grandi e importanti stati degli USA approva una nuova legge sull'aborto denominata ‘Heartbeat Act‘, con la quale di fatto proibisce l’aborto una volta che un medico è in grado di rilevare il battito cardiaco del feto nel grembo materno, cioè intorno alla sesta settimana. Una svolta importante che va contro la storica sentenza Roe contro Wade della Corte Suprema del 1973, che stabilì che le donne hanno diritto di interrompere la gravidanza fino alla 22esima-24esima settimana. L’unica eccezione è per emergenze mediche documentate per iscritto da un medico, ma non per gravidanze frutto di stupri e incesti.


Ma la novità non sta solo nell'approvazione di questa legge restrittiva ma soppratutto nel fatto che con cinque voti favorevoli contro quattro contrari la Corte Suprema degli Stati Uniti ha deciso di non bloccare la legge del Texas una decisione storica che mostra come le decisioni della Presidenza Trump in termini di nomine alla Corte Suprema possono radicalemnte cambiare lo scenario politico su questo tema.
Il Texas si pone sulla scia di altri stati a guida repubblicana, che negli ultimi 2-3 anni, hanno promulgato analoghe leggi restrittive. Tra questi: Ohio, Alabama, Georgia, Luisiana, Kentucky. In tutti i casi, però, le Corti Supreme statali avevano bocciato le leggi.
La Corte Suprema degli Stati Uniti, per la prima volta ha dato via libera, quindi non bloccato, una legge così restrittiva in tema di aborto. E' vero, però, che l'Alta Corte non si è pronunciata sulla costituzionalità della legge, appena entrata in vigore, e ha invocato "questioni di procedura complesse e nuove". Ci saranno quindi altre battaglie legali e politiche come mostra anche la decisione dell'amministrazione Biden di far causa al Texas come ha annunciato il ministro della Giustizia, Merrick Garland, denunciando che il provvedimento viola le legge federali ed è "chiaramente anticostituzionale". La causa, depositata presso la corte federale del Texas, chiede a un giudice federale di dichiarare che la legge non è valida e "di vietare la sua applicazione e di proteggere i diritti che il Texas ha violato".
 
Per prevenire contenziosi legali, ai funzionari statali texani è stato fatto divieto di far rispettare la nuova legge. Sarà invece consentito ai privati cittadini di citare in giudizio chiunque aiuti una donna ad abortire (quest’ultima, però, non può essere citata in giudizio). Per i trasgressori, ovvero sia per chi segue l’aborto sia per chi lo favorisce, è prevista una sanzione pecuniaria di 10mila dollari. La legge texana, peraltro, riconosce anche le esigenze informative delle madri riguardo ai servizi a loro disposizione, nonché le possibilità di sostegno economico. Secondo le cliniche abortiste, la nuova legge texana, «ridurrebbe immediatamente e catastroficamente l’accesso all'aborto in Texas, escludendo le cure per almeno l’85% delle pazienti che ricorrono all’aborto». Il risultato sarebbe quello di «forzare le cliniche dell’aborto alla chiusura». A fronte del malumore degli abortisti a tutti i livelli, si registra la prevedibile soddisfazione dei pro-life. Students for Life stima che la legge texana andrà a salvare la vita di circa di 130 bambini al giorno, mentre un sondaggio di Kaiser rileva che metà degli americani sono favorevoli a divieto d’aborto dal momento del primo battito cardiaco rilevato. (fonte https://www.provitaefamiglia.it/blog/il-texas-salvera-130mila-bambini-al-giorno-ma-arriva-lira-di-biden) .

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