mercoledì 5 settembre 2018

Conte non conta

Dopo pochi mesi di governo le previsioni si sono confermate. Conte non conta.
Il presidente del consiglio appare sempre meno rilevante e sempre più allineato a quella figura solo di immagine che doveva permettere l’accordo tra Di Maio e Salvini (nessuno dei due poteva e voleva concedere la premiership all’altro). Salvini appare a tutti gli effetti il vero leader incontrastato del governo, anche perché si è scelto gli obiettivi più facile e a costo zero da raggiungere. La sicurezza e gli interventi contro poche navi delle ONG (che comunque hanno cambiato la percezione tra la gente e tra l’establishment europeo) della posizione italiana sul tema dell’immigrazione. Ma Salvini detta anche l’agenda della politica estera, incontra il premier ungherese, interviene contro Macron, interviene sulla Libia, sui rapporti con l’Europa. Insomma premier e ministro degli esteri sono solo delle figurine che non contano nulla. Come sempre Salvini pone le domande giuste ma non sempre ci azzecca nelle risposte. Il problema immigrazione certo non si potrà risolvere solo cosi, con qualche respingimento. La sinistra si attacca a fantomatici ritorni a slogan del passato sempre più lontana dalla realtà e dai bisogni della gente e dalle loro paure (a volte dettate da una percezione sbagliata della realtà) a cui comunque bisogna provare a dare delle risposte e non solo demonizzare.
L’altro leader del governo è Di Maio che però si è scelto il compito più arduo: innanzitutto il reddito di cittadinanza e poi il ministero dello sviluppo. Promesse che richiedono molti soldi e quindi politicamente più difficili da realizzare e meno immediate di qualche slogane azione ad effetto sulla sicurezza. Sul caso ILVA a parlare è però solo Di Maio e non Conte. Di Maio va in Egitto e non il ministro degli esteri e nemmeno il premier. I funerali di Genova delle vittime del ponte Morandi sanciscono per tutti comunque un chiaro segnale, gli italiani sono stufi e delusi dai vecchi partiti, che non hanno ben governato e hanno portato al limite diverse situazioni non più tollerabili. Ultimo caso vedi il problema delle occupazioni abusive. Gli italiani non torneranno indietro, ai vecchi partiti. La speranza è che i nuovi partiti possano dare risposte ai problemi dell’Italia e non aggravare la situazione. Staremo a vedere. Il DPEF sarà il vero banco di prova, mantenere o iniziare a mantenere le promesse economiche sarà difficile e dovrà fare i conti anche con l’eliminazione dell’aumento dell’IVA e con il debito pubblico , altrimenti si rischia la sfiducia degli investitori internazionali. Un altro rischio è il messaggio del ritorno allo statalismo , troppo spesso Salvini Di Maio e Toninelli hanno parlato di nazionalizzazione, dalle autostrade, all’Alitalia. In tutto questo Conte non conta.

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