Ricorre in questi giorni il
ventennale della tragedia del Ruanda, una strage che purtroppo ha insegnato
poco, se il segretario BanKiMoon mentre si recava in Ruanda per le
celebrazioni, ha ricordato come quella tragedia segnata dall’odio etnico
rischia di ripetersi oggi nella repubblica Centro Africana.
Gli odi etnici e gli interessi di
parte hanno scatenato la guerra del Ruanda, iniziata ricordiamo, con un
attentato politico e proseguita con eccidi efferati e indiscriminati che
provocarono in pochi mesi 1 milione di
morti, un orrore a cui il mondo purtroppo non ebbe il coraggio di rispondere e
di porre fine. In quell’occasione proprio l’ONU falli e gravi responsabilità si
debbono attribuire ai suoi dirigenti di allora e a Stati come Francia e Belgio
che mandarono un contingente per salvare solo gli occidentali.
Da quella guerra si sviluppò
quella poi chiamata prima guerra africana in Congo.
L’Africa ancora oggi vede molte guerre
nella sua terra, bisognerebbe che il mondo se ne facesse maggiormente carico per
trovare la via della pace .
Anche il Pontefice ha voluto
ricordare i venti anni del genocidio in Ruanda contro l’etnia dei Tutsi:
“In questa circostanza desidero esprimere la mia paterna vicinanza al popolo
ruandese incoraggiandolo a continuare,
con determinazione e speranza, il processo di riconciliazione che ha già
manifestato i suoi frutti, e l’impegno di ricostruzione umana e spirituale del
Paese”. Incontrando i Vescovi del Ruanda Papa Francesco aveva anche detto
«ancora oggi ci sono ferite profonde da guarire», e ha raccomandato l’unità
della Chiesa, che proprio in quei frangenti si mostrò debole, Papa Francesco ha
detto loro che “superando i pregiudizi e le divisioni etniche, la Chiesa parli
ad una sola voce, manifesti la sua unità e riaffermi la comunione con la Chiesa
universale e con il Successore di Pietro”.
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