Lo slogan primavera araba che ha portato alla caduta dei dittatori in nord Africa sottolineava la voglia di libertà che attraversava la società di questi paesi e in particolare tra i giovani. Oggi si sta passando allo slogan autunno arabo se non addirittura inverno arabo a sottolineare che questo spirito di libertà rischia di dissolversi a causa di transizioni troppo lente o caratterizzate dall'avvento dell'integralismo islamico.
Dobbiamo dire che le situazioni non sono tutte uguali, in Libia c'è stata una guerra civile che quindi ha creato lutti e divisioni, il fatto che il CNT abbia approvato l'assassinio di Gheddafi e detto che il nuovo stato sarà uno stato islamico ci preoccupa alquanto, il modo in cui si è determinato il nuovo potere non è ancora chiaro come l’equilibrio tra le diverse componenti che comporranno il nuovo governo.
In Egitto l'esercito ha, possiamo dire, congelato la situazione. Non c'è ancora stato il passaggio alle elezioni, anche se è previsto. Ci sono stati diversi attacchi alla minoranza copta e alle sue chiese, un fatto non nuovo purtroppo ma per la prima volta si è avuto una scontro tra esercito e minoranza cristiana, se a questo aggiungiamo il timore di una forte vittoria dei fratelli mussulmani nelle prossime elezioni, possiamo avere forti dubbi che la situazione si risolverà in una vera democrazia. Preoccupa che i fratelli mussulmani non si siano spesi a difesa della minoranza cristiana come preoccupa il loro rapporto con l’esercito, è indispensabile che l’esercito non assuma una connotazione etnica o religiosa per poter garantire tutte le minoranze presenti in Egitto. Il ruolo che saprà assumere l’esercito in Egitto rimane il punto fondamentale.
La Tunisia appare la situazione in cui i cambiamenti sembrano avere uno sviluppo reale più veloce verso un sistema democratico. Si sono svolte infatti le prime elezioni veramente libere a cui ha partecipato il 90% della popolazione: un fatto positivo, pur in un clima di incertezza e segnato da troppi timidi passi in avanti dal punto di vista economico e sociale. Ma la democrazia prevede che il risultato elettorale venga rispettato e ad aver vinto è stato il partito islamico con più del 40% dei voti. Certo si sono presentati come moderati ispirandosi al partito di Erdogan in Turchia ma dovranno dimostrare coi fatti questa moderazione rispettando per esempio la libertà di vestire e di studiare delle donne e non imponendo la legge islamica. Un passaggio elettorale simile si era avuto negli anni 90 in Algeria con la vittoria del FIS, certo un partito fortemente islamico e una situazione completamente diversa, ma dobbiamo ricordare che allora la vittoria degli islamici portò ad un colpo di stato che non riconobbe la vittoriale elettorale e ad una guerra civile lunghissima con efferati stragi e centinaia di migliaia di morti e con la persecuzione verso i cristiani. Certo i tumulti seguiti alla vittoria del partito islamico in Tunisia da parte degli ambienti legati all'ex regime non sono un buon inizio, si spera che i nuovi dirigenti imparino dalla storia tragica dei loro vicini e portino il paese ad una fase transitoria più moderata nel rispetto di tutti.
In generale non possiamo dopo aver dato la libertà di voto pretendere di scegliere chi vince, non possiamo neanche illuderci che in questi paesi non ci siano richieste che facciano riferimento all'identità mussulmana nella gestione della società, ma è utile ricordare che la richiesta di libertà è ispirata più al modello occidentale di libertà che non ad una rivendicazione islamista non essendo presente nel mondo arabo un vero modello democratico fino ad oggi. Dobbiamo però pretendere il rispetto dei diritti di tutti, della donna in particolare, e la libertà di religione e la non discriminazione dei cristiani. Come sono state fatte pressioni internazionali per la caduta dei regimi debbono esserci decisi delle pressioni anche su questi punti, altrimenti veramente la primavera diventerà un inverno arabo.
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