martedì 2 febbraio 2010

Giusta la forte amicizia con Israele

«Ho un sogno: che Israele possa entrare un giorno nell'Unione europea». È iniziata sotto questo auspicio la storica visita ufficiale di Silvio Berlusconi in Israele. «Abbiamo l'orgoglio di essere noi, con la cultura giudaico-cristiana, alla base della civiltà europea» ha detto il presidente del Consiglio con a fianco il primo ministro israeliano Netanyahu. Quindi ha citato Teodoro Herzl, l'ideologo dello Stato ebraico: «A Roma e a Gerusalemme sono state gettate le basi della cultura occidentale». C'è ancora oggi, ha sottolineato Berlusconi facendo riferimento all'Iran (ma senza nominarlo), chi mette in discussione l'esistenza di Israele: «Noi ci opporremo tutti insieme come Comunità internazionale affinché ciò non possa assolutamente mai accadere». Il futuro, ha aggiunto, è la principale preoccupazione di Israele, per cui bisogna avere la consapevolezza anche del terribile passato vissuto dagli ebrei «per non tornare mai più a quella indifferenza del mondo che è il più grande male».

Il ricordo di questo terribile passato deve oggi richiamarci alla difesa della libertà di religione che vede ebrei e cristiani ancora oggi in molte parti del mondo ostaggi di discriminazioni e violenze.

Anche noi condividiamo questo sogno e siamo d'accordo perchè Israele in Europa servirebbe anche a richiamare nel sottolineare la centralità delle origini giudaico-cristiane.

Non possiamo che sostenere Israele e la sua esistenza perchè come scriveva Magdi Allam "oggi più che mai, la difesa del valore della sacralità della vita coincide con la difesa del diritto di Israele all'esistenza".."Israele è il paradigma della nostra civiltà” , “la difesa del diritto dello Stato d’Israele è la difesa della nostra umanità”- continua Cristiano Allam ribadendo di più, perché per noi oggi essere a fianco degli israeliani vuol dire difendere la nostra civiltà che ha reso l’Europa la patria dei diritti fondamentali dell’uomo.

La forte amicizia del Governo Berlusconi verso Israele è un punto strategico e anche una novità positiva nella politica estera italiana, che deve tener conto anche delle istanze dei palestinesi ma deve abbandonare il concetto equivoco di equidistanza.

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