martedì 27 ottobre 2015

Se il giudice e la corte non si allineano allora sono integralisti

Il Consiglio di Stato ribaltata la decisione del Tar  e afferma che gli atti compiuti all'estero in materia di matrimonio omosessuale non possono essere trascritti dai Comuni. Subito è partito l'attacco personale contro il giudice che ha fatto da relatore dimenticando che non ha sentenziato da solo. Se un giudice sentenzia e decide a loro favore (vedasi associazioni LGBT che oggi si dichiarano scandalizzate), nessuno sembra possa opinare la scelta, le idee del giudice e la sua storia non contano, se invece un giudice sentenzia contro i matrimony gay allora lo si accusa di essere cattolico, integralista addirittura omofobo solo perchè su twitter ha messo in evidenza alcuni articoli.
Siamo allo ostracismo e molto vicini ad una dittatura del pensiero unico. Troviamo indecente che i titoli dei giornali additino senza alcun rispetto questo giudice con titoli come integralista e omofobo.


Infine questo caso mostra come non possa essere un giudice a legiferare. Il potere legislativo è del Parlamento, diversi magistrati fino ad oggi hanno invece spinto con alcune sentenze per legiferare in un senso su diversi temi etici, anche contraddicendo su uguali temi altri colleghi (vedasi utero in affitto per esempio). Ripetiamo non tocca ai giudici decidere, applichino invece la legge ed esercitino la giustizia e se una legge non c'è si esentino dal provare a forzarla.


Interessante notare quanto dice la sentenza: la differenza di sesso tra i nubendi è una «connotazione ontologica essenziale dell'atto di matrimonio», per questo, nessun sindaco può trascrivere nozze tra persone dello stesso sesso celebrate all'estero

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