Negli scorsi giorni la Corte europea di Strasburgo ha respinto un ricorso di una coppia gay contro l’Austria che gli ha negato le nozze. Nella motivazione della sentenza si fa riferimento all’articolo 9 della Carta dei Diritti fondamentali della Ue: «Il diritto di sposarsi e il diritto di costituire una famiglia sono garantiti secondo le leggi nazionali che ne disciplinano l’esercizio». Ricordiamo che anche la DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL'UOMO afferma nell'art 16 "Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia" e riconosce come "La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato". La sentenza quindi riafferma principi già riconosciuti. L'importanza della sentenza sta nell'aver respinto il tentativo dei gay di attivare il piano scivoloso per cui, ottenute “le parter¬ship registrate” si passa a chiedere che i diritti inclusi siano gli stessi di quelli del matrimonio, mirando ad acquisire anche quelli di paternità ed adozione. Questo ricorda anche all’opinione pubblica che l’Italia non è l’unico paese dove non si riconoscono i matrimoni di coppie omosessuali, e il fatto che questa notizia sia apparsa sommessamente dimostra come la stampa evidenzia notizie su questi temi solo in maniera unidirezionale, immaginiamo l’enfasi che avrebbe avuto se fosse stata in direzione opposta. E' importante anche che la corte abbia interpretato i diritti dell'uomo nel senso in cui sono stati scritti senza per una volta dargli un significato differente. Ricordiamo che recentemente la Consulta ha rigettato ricorsi analoghi(14 Aprile 2010) anche in Italia.
Ci domandiamo però se questo richiamo alle leggi nazionali non possa essere un po’ pericoloso nel momento in cui diversi Stati hanno approvato legislazioni che equiparano le unioni gay a quelle matrimoniali consentendo addirittura l'adozione da parte di queste coppie.
Non ci si può quindi solo affidare a maggioranze e legislazioni che potrebbero essere modificate, di fronte ad una sentente comunque positiva che ferma una deriva etica sul piano delle relazioni personali e della legislazione in tema di famiglia è però necessario riaffermare come detto Benedetto XVI che "tutti gli uomini, credenti e non credenti, sono chiamati a riconoscere le esigenze della natura umana espresse nella legge naturale e ad ispirarsi ad essa nella formulazione delle leggi positive, quelle cioè emanate dalle autorità civili e politiche per regolare la convivenza umana. Il Venerabile Giovanni Paolo II scriveva nella sua Enciclica Evangelium vitae parole che rimangono di grande attualità: "Urge dunque, per l'avvenire della società e lo sviluppo di una sana democrazia, riscoprire l'esistenza di valori umani e morali essenziali e nativi, che scaturiscono dalla verità stessa dell'essere umano, ed esprimono e tutelano la dignità della persona: valori, pertanto, che nessun individuo, nessuna maggioranza e nessuno Stato potranno mai creare, modificare o distruggere, ma dovranno solo riconoscere, rispettare e promuovere" (n. 71).
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