Due fatti avvenuti in Europa, in Spagna e in Svezia, ci hanno colpito di recente.
Il primo è la dichiarazione del Ministro per le pari opportunità del Governo Spagnolo, Bibiana Aido, che ha affermato: "Un feto di 13 settimane è un essere vivente ma non un essere umano", "Un essere vivente, ovviamente, ma è chiaro che non si può parlare di un essere umano perché ciò non ha alcuna base scientifica". La cosa più sconcertante è che a supporto della sua affermazione ha portato un documento firmato da diversi scienziati. Non è la prima volta che alcuni scienziati, per sostenere alcune idee politiche, negano la verità scientifica: anche in Italia capitò, durante la campagna elettorale in occasione del referendum per la Legge 40, sentire da un noto medico milanese affermare che non c’era alcuna differenza tra l’embrione di uno scimpanzé e quello umano. Ma è doveroso ricordare che fin dalla prima cellula l’embrione umano ha 46 cromosomi e questo lo caratterizza come essere umano; che fin dalla prima cellula il DNA è definito e questo ci dice che è un essere unico e irripetibile, e che dopo 8 settimane tutti gli organi nel feto sono già presenti. Ma la scienza dovrebbe tutta ribellarsi ad un suo uso strumentale contro la vita: è a scapito dell’autorevolezza degli scienziati e dei medici non riconoscere le verità scientifiche, e dileggiarle con menzogne a soli scopi ideologici. Dovrebbe essere impossibile falsificare la verità se tutti fossimo impegnati a dimostrare quando viene alterata, se tutti fossimo più consci della gravità di certe affermazioni; a tutti noi rimane il compito di conoscere e informarci.
Naturalmente l’uso o la modifica di definizioni serve al ministro spagnolo solo come giustificazione della legge che apre le porte ad aborti indipendentemente dalle cause che spingono a chiederli sotto le 13 settimane. La negazione della verità è il punto di partenza per affermare le ideologie; quella sull’aborto è certamente una menzogna, e c’è chi cerca di sostenerla a scapito dell’evidenza che le nuove scoperte scientifiche ci hanno fornito. Pensiamo all’ecografia che ci mostra la vita umana crescere e svilupparsi fin dal concepimento; oggi poi attraverso ecografie tridimensionali abbiamo scoperto che il feto sa sorridere, tra due gemelli ci sono fin dall’inizio scambi di gesti affettuosi, conosciamo il DNA e la mappa del genoma e sappiamo che sono già presenti nella prima cellula, sappiamo che la mamma e il bambino (avete mai sentito dire ad una mamma o a una persona: “Aspetto un embrione o un feto”?) comunicano fin dall’inizio, sappiamo che il bambino nella pancia sa riconoscere la voce della mamma e del papà. Insomma una serie di evidenze che solo con l’uso della ragione ci portano a scoprire la verità. Oggi in un mondo dominato dal relativismo si mette in dubbio l’esistenza stessa di una verità comune e oggettiva, si tende a confondere le coscienze delle persone attribuendo quasi un’etichetta di integralista a chi invece ne riafferma l’esistenza. La legittima pluralità di posizioni non deve cedere il posto ad un indifferenziato pluralismo, all'assunto che tutte le posizioni si equivalgono; deve rimanere un riferimento a valori comuni e a una verità assoluta per tutti.
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