Leggiamo in questi giorni con preoccupazione la decisione di diversi parlamentari di chiedere un rinvio della votazione sul ddl Calabrò.
La legge attesa è una legge che vieterà l’eutanasia. Tutti siamo d'accordo nel dire mai più un altra Eluana ma riaffiorano divisioni e mancanza di strategia. Bisogna fare una legge, ogni rinvio consentirà di modificare in senso negativo il testo Calabrò e di indebolire il fronte bitartisan che attorno ad esso si era creato, chi oggi si oppone deve tenerne conto. L’asserita volontà di miglioramento del testo Calabrò è solo un pretesto, i miglioramenti sono possibili ma anche semplici. Spesso si tratta solo di questioni di carattere linguistico.
Prima della sentenza su Eluana una legge non era necessaria, ma dopo, come aveva ricordato il cardinale Bagnasco, bisogna prendere atto del nuovo contesto. Una parte della magistratura ha scavalcato il diritto, norme costituzionali e codice di deontologia medica. Nella legge è necessario riaffermare l’importanza del rapporto fiduciario tra malato e medico, il dovere di curare, sostenere le cure palliative, vietare richieste con finalità eutanasiche, si escluderanno richieste che pretendano di imporre al medico, pratiche per lui inaccettabili in scienza e coscienza. L'introduzione delle DAT, pur non essendo dal punto di vista etico corretto può essere accettata se come nel testo Calabrò non sarà vincolante per il medico e limitata ad alcuni casi, richiederà scadenze temporali molto brevi e sottoscrivibili solo con l'ausilio di una commissione medica e l'esclusione di qualsiasi tipo di abbandono terapeutico in senso eutanasico. Questo potrebbe essere un compromesso che ne limita nei fatti l'uso e l'abuso. La richiesta di inequivocabilità tutela il malato contro l’arbitrarietà di tutori e giudici, oltre richiedere la verifica che le dichiarazioni espresse siano attuali ed efficaci. Per chi non ha perso coscienza rimane valido solo il consenso informato.
Con responsabilità diciamo approviamo velocemente il ddl Calabrò.
La legge attesa è una legge che vieterà l’eutanasia. Tutti siamo d'accordo nel dire mai più un altra Eluana ma riaffiorano divisioni e mancanza di strategia. Bisogna fare una legge, ogni rinvio consentirà di modificare in senso negativo il testo Calabrò e di indebolire il fronte bitartisan che attorno ad esso si era creato, chi oggi si oppone deve tenerne conto. L’asserita volontà di miglioramento del testo Calabrò è solo un pretesto, i miglioramenti sono possibili ma anche semplici. Spesso si tratta solo di questioni di carattere linguistico.
Prima della sentenza su Eluana una legge non era necessaria, ma dopo, come aveva ricordato il cardinale Bagnasco, bisogna prendere atto del nuovo contesto. Una parte della magistratura ha scavalcato il diritto, norme costituzionali e codice di deontologia medica. Nella legge è necessario riaffermare l’importanza del rapporto fiduciario tra malato e medico, il dovere di curare, sostenere le cure palliative, vietare richieste con finalità eutanasiche, si escluderanno richieste che pretendano di imporre al medico, pratiche per lui inaccettabili in scienza e coscienza. L'introduzione delle DAT, pur non essendo dal punto di vista etico corretto può essere accettata se come nel testo Calabrò non sarà vincolante per il medico e limitata ad alcuni casi, richiederà scadenze temporali molto brevi e sottoscrivibili solo con l'ausilio di una commissione medica e l'esclusione di qualsiasi tipo di abbandono terapeutico in senso eutanasico. Questo potrebbe essere un compromesso che ne limita nei fatti l'uso e l'abuso. La richiesta di inequivocabilità tutela il malato contro l’arbitrarietà di tutori e giudici, oltre richiedere la verifica che le dichiarazioni espresse siano attuali ed efficaci. Per chi non ha perso coscienza rimane valido solo il consenso informato.
Con responsabilità diciamo approviamo velocemente il ddl Calabrò.
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