martedì 29 giugno 2010

Famiglia e coppie di fatto. Non può esserci equiparazione automatica

Negli scorsi giorni la Corte europea di Strasburgo ha respinto un ricorso di una coppia gay contro l’Austria che gli ha negato le nozze. Nella motivazione della sentenza si fa riferimento all’articolo 9 della Carta dei Diritti fondamentali della Ue: «Il diritto di sposarsi e il diritto di costituire una famiglia sono garantiti secondo le leggi nazionali che ne disciplinano l’esercizio». Ricordiamo che anche la DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL'UOMO afferma nell'art 16 "Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia" e riconosce come "La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato". La sentenza quindi riafferma principi già riconosciuti. L'importanza della sentenza sta nell'aver respinto il tentativo dei gay di attivare il piano scivoloso per cui, ottenute “le parter¬ship registrate” si passa a chiedere che i diritti inclusi siano gli stessi di quelli del matrimonio, mirando ad acquisire anche quelli di paternità ed adozione. Questo ricorda anche all’opinione pubblica che l’Italia non è l’unico paese dove non si riconoscono i matrimoni di coppie omosessuali, e il fatto che questa notizia sia apparsa sommessamente dimostra come la stampa evidenzia notizie su questi temi solo in maniera unidirezionale, immaginiamo l’enfasi che avrebbe avuto se fosse stata in direzione opposta. E' importante anche che la corte abbia interpretato i diritti dell'uomo nel senso in cui sono stati scritti senza per una volta dargli un significato differente. Ricordiamo che recentemente la Consulta ha rigettato ricorsi analoghi(14 Aprile 2010) anche in Italia.
Ci domandiamo però se questo richiamo alle leggi nazionali non possa essere un po’ pericoloso nel momento in cui diversi Stati hanno approvato legislazioni che equiparano le unioni gay a quelle matrimoniali consentendo addirittura l'adozione da parte di queste coppie.
Non ci si può quindi solo affidare a maggioranze e legislazioni che potrebbero essere modificate, di fronte ad una sentente comunque positiva che ferma una deriva etica sul piano delle relazioni personali e della legislazione in tema di famiglia è però necessario riaffermare come detto Benedetto XVI che "tutti gli uomini, credenti e non credenti, sono chiamati a riconoscere le esigenze della natura umana espresse nella legge naturale e ad ispirarsi ad essa nella formulazione delle leggi positive, quelle cioè emanate dalle autorità civili e politiche per regolare la convivenza umana. Il Venerabile Giovanni Paolo II scriveva nella sua Enciclica Evangelium vitae parole che rimangono di grande attualità: "Urge dunque, per l'avvenire della società e lo sviluppo di una sana democrazia, riscoprire l'esistenza di valori umani e morali essenziali e nativi, che scaturiscono dalla verità stessa dell'essere umano, ed esprimono e tutelano la dignità della persona: valori, pertanto, che nessun individuo, nessuna maggioranza e nessuno Stato potranno mai creare, modificare o distruggere, ma dovranno solo riconoscere, rispettare e promuovere" (n. 71).

giovedì 24 giugno 2010

PUBBLICITÀ OSCENA - OFFESA AL SENSO DEL PUDORE

La nostra lettera pubblicata su Abvvenire il 23 giugno 2010

Caro direttore, vorremmo esprimere anche noi, il nostro disappunto per la pub­blicità di prodotti di alimenti per ca­ni e gatti che invade le nostre città (non solo Milano). Questa pubblicità offende la dignità umana oltre che il senso comune del pudore e troviamo as­surdo che i bambini e i ragazzi ne sia­no stati esposti. Contiene inoltre mes­saggi subliminali, evoca la parola a­more a fianco di immagini di uomini e donne nudi tutti insieme e tende ad equiparare gli uomini agli animali. Ma l’uomo non è come tutti gli altri ani­mali. Purtroppo le coscienze oggi so­no sempre più assuefatte a ogni cosa. Ci sembra che il vero pericolo non sia la mancanza di libertà di espressione (già immaginiamo che si faccia ap­pello ad essa), ma piuttosto l’equivo­co illuminista di una libertà che di­venta fine a sé stessa.

giovedì 3 giugno 2010

La morte di Mons Padovese

Ucciso Mons Padovese
Esprimiamo profondo cordoglio per la scomparsa di Mons. Luigi Padovese e vicinanza alla comunità cattolica turca.
Mons Padovese era stato ospite del Centro Culturala San Benedetto Venerdì 3 aprile 2009 all'incontro “La legge e la libertà” scarica il testo del suo intervento. Diceva Mons Padovese "San Paolo ci ricorda che possiamo essere liberi da e liberi di, se anzitutto siamo liberi in Cristo".

Il suo impegno per la Chiesa di Tarso - Il cordolio del Papa

mercoledì 2 giugno 2010

La Lombardia una caso esemplare

Vogliamo esprimere il nostro ringraziamento al presidente Formigoni e alla sua giunta per aver varato un provvedimento di sostegno alla maternità che si impegna a dare un aiuto economico alle mamme che rinunciano all’aborto. Tutti coloro i quali continuano a sostenere che l’aborto è un necessario per garantire la libertà della donna dovrebbero seriamente interrogarsi sul fatto che molte donne abortiscono solo per motivi economici, sono pari al 45% dei casi che arrivano ai CAV. Se consideriamo poi che le donne di cittadinanza straniera assistite dai CAV sono passate dal 16% sul totale delle donne assistite del 1990 al 49% del 1996 all’82% dello scorso anno, il diritto all’accoglienza inizia dalla difesa della vita di questi bambini. Importantissima è la decisione di avvalersi della collaborazione dei CAV che nel silenzio generale o quasi hanno operato per 30anni per una vera prevenzione delle cause che spingono le donne all’aborto e hanno fatto nascere più di 120.000 bambini e che finalmente vedono riconosciuto il loro ruolo. Il finanziamento infatti avverrà grazie al ruolo dei CAV i quali faranno un progetto per la neo-mamma che per accedere al fondo dovrà accettarlo. Pretestuose le polemiche di chi come al solito si ferma all’ideologia senza guardare ai fatti. I consultori pubblici purtroppo spesso forniscono solo il certificato per abortire, una dato dovrebbe far riflettere: Le Gestanti che si sono presentate ad un CAV con il certificato per abortire sono state nel 2009 solo il 7% del totale delle mamme aiutate. la percentuale di Gestanti inviate ad un CAV da un Consultorio Pubblico solo il 5%.
La Lombardia e i suoi cittadini sono da sempre impegnati nell’accoglienza delle mamme e della vita se si pensa che i dati dei CAV della Lombardia sono: nel 2009 il CAV Milano Mangiagalli ha assistito ben 2810 donne e fatto nascere 1125 bambini, il Centro di Aiuto alla Vita Ambrosiano ha assistito 263 gestanti e supportato in ugual maniera altri 189 nuclei familiari, in gran parte di stranieri, il CAV di Bergamo ne ha fatti nascere 324, Cremona 221, Mantova 238, Como 112, Cernusco sul Naviglio 115, CASSANO assano D’Adda 51, Brescia 94, Busto Arsizio 67, Legnano 64, Lodi 57, San Donato Milanese 171. La Lombardia è la Regione italiana nella quale nel 2009 vi è stato, con riferimento alla popolazione residente, sia il maggior numero di Bambini nati grazie ai Centri di Aiuto alla Vita (44 ogni 100.000 abitanti) che di Gestanti assistite (66 ogni 100.000 abitanti); la Lombardia ha 58 CAV, in Italia ce ne sono 331.Ma questo non basta perché in Lombardia ci sono stati nel 2008 20.368 aborti (in Italia nel 2008 sono state effettuate 121˙406 interruzioni di gravidanza RELAZIONE DEL MINISTRO DELLA SALUTE SULLA ATTUAZIONE DELLA LEGGE 194).

L’aborto pubblicizzarlo o prevenirlo?

La politica influenza le scelte sulla vita e in questo articolo ne mostreremo alcuni esempi in direzioni opposte. Mentre in Lombardia si finanziano progetti per prevenire le cause economiche che portano all’aborto e facilitare la scelta delle ragazze e delle donne di accogliere la vita e non abortire, e per questo ringraziamo il presidente Formigoni e la regione Lombardia per questa scelta coraggiosa, in altre in altre regioni d’Europa come in Inghilterra e Galles si permette invece di pubblicizzare un messaggio pubblicitario promosso dall'organizzazione femminista Marie Stopes International che dice: “Una voce fuori campo pone la domanda: “Hai un ritardo?”, riferendosi al ritardo nel ciclo mestruale.Il messaggio pubblicitario non menziona la parola “aborto”, ma mostra un'adolescente a una fermata dell'autobus, una madre con due bambini che camminano e una ragazza in un bar che guarda in strada.“Se hai un ritardo, potresti essere incinta. Se sei incinta e non sai cosa fare, Marie Stopes International può aiutarti”, suggerisce la pubblicità, peccato che questa associazione non aiuta le neomamme a risolvere i loro problemi e non le aiuta ad accogliere la nuova vita ma è un agenzia che promuove l’aborto(25 maggio 2010 ZENIT.org)”. Siamo arrivati al peggio alla pubblicità dell’aborto ma “L'aborto non è un servizio al consumatore”, come hanno affermato in un comunicato stampa i Vescovi di Inghilterra e Galles dopo la diffusione nel Paese del primo messaggio pubblicitario sull'aborto. La politica può scegliere quali associazioni promuovere e in che direzione andare questi due esempi sono chiari, in Lombardia le istituzioni favoriscono e finanziano le attività per prevenire l’aborto, in Inghilterra le istituzioni favoriscono la pubblicità di associazioni che promuovono l’aborto spacciandolo per un aiuto alle donne, peccato che oltre la morte del bambino l’aborto crea tantissime conseguenze psicologiche e fisiche negative sulla donna ma questo non viene mai detto neanche in Italia da quelli che si ostinano a vedere nell’aborto una “soluzione” senza pensare alla vera salute delle donne e dei nascituri. Infatti la sindrome post aborto crea problemi di depressione e anche di suicidio in percentuale maggiore nelle donne che hanno abortito, problemi relazionali all’interno della coppia e delle famiglie nelle quali è avvenuto l’aborto, problemi anche sessuali e di disturbo del sonno nelle donne che hanno abortito, naturalmente in Italia questo è un tema tabù che invece andrebbe maggiormente studiato ed affrontato per aiutare le donne a scegliere la vita e anche la loro salute.