Sant’Ambrogio scriveva in merito alla
crocefissione di Gesù “Tu accetti di prendere su di te colui che hai trovato,
accetti di portare sulle tue spalle colui che ti ha accolto” e così lo invocava
“Portami sulle spalle nella croce, che è salvezza degli erranti, nella quale
solo trova riposo chi è stanco, nella quale trova vita l’uomo che muore”.
Benedetto XVI già nel 1971 descriveva la discesa agli inferi di Gesù come
il gesto che trasforma e vince la morte, segno di speranza e salvezza dalla
nostra solitudine (il nostro vero inferno) e dalle nostre angosce, Gesù ha
oltrepassato la porta della solitudine “Questo sta a significare che anche
nella notte più estrema nella quale non penetra alcuna parola, si dà una voce
che ci chiama, una mano che ci prende, e ci conduce. La solitudine insuperabile
dell’uomo è stata superata dal momento che Egli si è trovato in essa. L’inferno
è stato vinto nel momento in cui l’amore è penetrato in esso […] nella sua
profondità l’uomo non vive di pane, ma dell’autenticità del suo essere egli
vive per il fatto che è amato e può amare”.
Gesù come ha trasformato la morte in vita, può trasformare le nostre
solitudini, le nostre morti, le nostre angosce se ci lasciamo conquistare dal
suo amore e se lo seguiamo nella sequela dell’amore.
La sequela del suo amore si riversa poi sugli altri come Gesù disse ai
discepoli “Quando, dunque, ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette
di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto? 13Voi mi
chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. 14Se
dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete
lavarvi i piedi gli uni gli altri. 15Vi ho dato infatti
l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi” (Gv 13,12-15).
L’amore di Gesù non si ferma neanche di fronte all’abbandono e al
tradimento Lui continua ad amarci come ha fatto dando la sua vita per noi in
Croce.
Buona Pasqua di Resurrezione