Ogni opinione politica ha la sua dignita sia chiaro. Ogni famiglia politica storica ha i suoi leader storici e i suoi riferimenti culturali.
La storia però deve essere raccontata bene e non strumentalizzata a fine politici o peggio partitici.
Alle origini dell’Europa sicuramente ci sono diverse visioni culturali e politiche e ognuna di esse aveva un progetto politico.
Va pero detto il vero, l’Europa é figlia della visione politica di tre grandi statisti, Schumann, Adenauer e De Gasperi tutti cristiani, non é stata creata dai socialcomunisti di Ventotene.
Benissimo ha fatto Giorgia Meloni a ricordare la verità, riaffermare una visione politica e riaffermare una eredità politica.
Non c'è nessuna vergogna nel dire che L'Europa che vogliamo e a cui ci ispiriamo é quella di De Gasperi e non coincide col progetto di Ventotene.
De Gasperi avrebbe rigettato l’idea di una Europa burocratizzata guidata da tecnocrati e probabilmente anche l'idea di una Europa militarizzata. Al centro dell’Europa che vogliamo, ci deve essere poi la difesa dei diritti “non negoziabili” e della dignità di ogni persona, che proprio la cultura umanistica e cristiana hanno valorizzato nella storia europea. Politica, Economia, Religione e Cultura sono come le 4 gambe di una sedia, l’Europa, che se ne perde una non sta più in piedi. Gli errori e la euro burocrazia asettica che pensa di costruire un’Europa senza etica e qualche volta contro l’etica e senza radici sono certamente da condannare.
De Gasperi all’ASSEMBLEA DEL CONSIGLIO D’EUROPA (Strasburgo, 10 dicembre 1951) sembra attualissima “Se noi costruiremo soltanto amministrazioni comuni, senza una volontà politica superiore vivificata da un organismo centrale, nel quale le volontà nazionali si incontrino, si precisino e si animino in una sintesi superiore – non rischieremo che questa attività europea appaia, al confronto della vitalità nazionale particolare, senza calore, senza vita ideale? potrebbe anche apparire ad un certo momento una sovrastruttura superflua e forse anche oppressiva quale appare in certi periodi del suo declino il Sacro Romano Impero. In questo caso le nuove generazioni, prese dalla spinta più ardente del loro sangue e della loro terra, guarderebbero alla costruzione europea come ad uno strumento di imbarazzo ed oppressione. In questo caso il pericolo di involuzione è evidente. Ecco perché, pure avendo una coscienza chiara della necessità di creare la costruzione, noi giudichiamo che in nessun momento bisognerà agire e costruire in maniera che il fine da raggiungere non risulti chiaro, determinato e garantito.”
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