Dopo la caduta a settembre di Deir Ezzor da parte delle forze governative di Assad e dei
loro alleati russi e sciiti, ieri è stata liberata dai curdi e dagli americani
la città di Raqqa, dichiarata capitale del Califfato ISIS, che già aveva perso Mosul in Iraq l'estate scorsa.
Finisce così lo stato dell’ISIS in quanto
area territoriale occupata e controllata, in Siria come in Iraq i vincitori
devono ora decidere come gestire interessi differenti. Russi e americani in
Siria appoggiano fronti opposti difficilmente conciliabili con in più
l’incognita dei turchi e dei curdi.
I curdi che con un referendum hanno
dichiarato l’indipendenza del Kurdistan in Iraq, una mossa forse avventata, dovuto ai risultati positivi dei peshmerga curdi nella lotta contro l'ISIS e all'illusione che questo avrebbe agevolato la loro richiesta con il sostegno dei loro alleati sul campo militare. Hanno invece dovuto subito abbandonare
Kirkuq occupata dall’esercito di Bagdad e dagli sciiti. Una grave perdita visto che hanno dovuto cedere anche i pozzi petroliferi dell'aerea. Bagdad avrebbe il controllo del 75% dei barili di petrolio al giorno estratti nella regione del Kurdistan, quindi quindi a parte la perdita di un territorio importante come quello di Kirkuk, l'autonomia sarebbe stata di fatto ridimensionata economicamente.;I curdi
mantengono comunque il controllo di una vasta area e di Erbil, per ora non c’è
stato uno scontro armato ma praticamente dopo averli usati per combattere
l’Isis ora rischiano di diventare la causa di un nuovo conflitto perché
nessuno, né Turchia, né Iraq, né Iran vogliono uno stato curdo.
Insomma la fine dell’Isis non coinciderà
con la fine dei conflitti in Iraq e Siria, inoltre c’è l’incognita di dove
finiranno le centinaia di combattenti ISIS scappati da Mosul e Raqqa e che
ripercussioni avranno sulle cellule islamiste che da anni si richiamano all’ISIS
per compiere attentati.
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