Non sappiamo come andrà a finire ma forse
conviene rivedere un po' com’è nata questa crisi.
Tutto nasce dalla mancata adesione
dell’Ucraina alla collaborazione economica con la Ue decisa da Yanukovic a cui
segue una protesta inizialmente pacifica e poi molto dura contro il governo
corrotto del filorusso Yanukovic.
Alle giornate di sangue segue la cacciata di
Yanukovic e l’intervento dei russi in Crimea che praticamente la occupano e da
qui la convocazione del referendum.
Diciamo che se si leggono commenti su diversi
siti sulla vicenda Ucraina a seconda della fonte si va dalla tesi dei
neofasciti ucraini pagati dagli Usa per strappare l’Ucraina alla Russia fino
all’estremo opposto dove la Russia viene paragonata alla Germania degli anni
trenta che annetteva territori dove c ‘erano i tedeschi e adesso sono i russi
annettono i territori dove ci sono i russi, vedi anche i casi della Transnistria
in Moldova, e di Abkhazia e Ossezia del Sud in Georgia.
Queste analisi sono probabilmente lontane dalle
vere ragioni che sono principalmente geopolitiche e che vedono contrapposti in
una partita internazionale Usa e Russia. Gli Usa hanno appoggiato la rivolta
forse scegliendo però gli alleati meno opportuni, che hanno perso il controllo
nei giorni della rivolta e nei primi giorni del nuovo governo in cui come prima
legge hanno decretato illegale la lingua russa dando adito ai russi e a Putin
di ergersi come difensore della minoranza russofona. Putin ha sicuramente
spinto Yanukovic a rompere con la Ue e lo dimostrano i 15 miliardi promessi in
cambio, una decisione non condivisa dalla maggior parte della popolazione che
vede invece nell’adesione alla UE il traguardo di un percorso per raggiungere
la piena autonomia dalla Russia e una vera libertà negata dal regime di
Yanukovic che ha usato una repressione feroce e spietata e già nel passato ha
mostrato di trattare oppositori e nemici politici senza alcun rispetto
democratico oltre a rappresentare un sistema corrotto. Lo diciamo non abbiamo
nessun rimpianto per la cacciata di Yanukovic. Sicuramente gli Usa non hanno però
fatto bene i conti sottovalutando la reazione di Putin che ha subito occupato
la Crimea. Certo l’attuale rischio di
una disgregazione dell’Ucraina è anche frutto della sua artificiosa formazione
lungo la storia, è da sempre divisa per etnie e tra parte occidentale filo-Ue e
orientale filo-russa, ma certamente separazioni non concordate e unilaterali
appaiono oggi fuori dalla storia. Certo oggi specie in Europa si respira una
nuova aria con tendenze scissioniste dalla Catalogna alla Scozia, e i ricorsi storici sono vari e in particolare
la separazione del Kosovo dalla Serbia ha creato un precedente anche se non
riconosciuto dai Russi che ora vorrebbero il riconoscimento della Crimea. C’è
anche il caso di Timor Est e del Sud Sudan, ma sia questi casi sia quello del
Kosovo furono preceduti da violenze e violazioni dei diritti umani verso le
minoranze perseguitate di queste regioni, il caso della Crimea non può certo appellarsi
a violenze nei confronti dei russi.
Ogni uso della forza ed escalation militare è
oggi da condannare, come l’occupazione delle regioni dell’est da parte dei
russi: tutto ciò provocherebbe una crisi gravissima.
Non sappiamo come andrà a finire, se vale di
più il referendum e la volontà dei filo-russi di Crimea di tornare con la
Russia (anche se la situazione con i soldati russi può essere ritenuta poco
libera) o il diritto dell’integrità nazionale dei filo –Ue di Kiev, sicuramente
molti errori sono stati commessi e ci auguriamo che prevalga la volontà di una
soluzione intermedia che possa rappresentare una vera mediazione tra le parti. Inaccettabile
sarebbe una guerra civile dagli esiti disastrosi sulla popolazione.
La Ue e a Mosca sono ormai legate da forti
legami economici e interscambi e forse per questo proprio la Germania sembra la
più intenzionata a mediare. Gli Usa hanno dimostrato poca attenzione alla Ue
che d’altro canto come al solito dimostra di non avere una politica estera
comune. La Russia di Putin gioca geograficamente e militarmente da una
posizione di superiorità ma deve sapere che la rottura con l’Occidente non
produrrà nel medio termine benefici men che meno un confronto armato o la
guerra civile in Ucraina.
Sintomo di quello che desiderano le
popolazioni è l’impegno delle chiese. Sia le chiese ortodosse di Ucraina che
quelle legate a Mosca e quella cattolica di rito orientale premono per un
accordo e il mantenimento dell’unità dell’Ucraina. Il desiderio di non
accettare più che un governo decida senza tener conto della volontà del paese e
del popolo, negli ucraini come in molti russi è forte. Anche a Mosca la gente
non simpatizzava certo per la repressione della protesta ucraina, nessuno vuole
tornare al tempo sovietico in cui tutto avveniva senza democrazia. Putin dovrà
tenerne conto. In fondo l’Ucraina non è certo la Georgia da questo punto di
vista, i legami storici e di amicizia tra russi e ucraini sono molto più forti
nonostante tutto.
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