Ancora una volta l'ideologia prevale sul buon senso. Cosa dicevano, infatti, le linee guida del Pirellone, primo che se un bambino ha la possibilità di sopravvivere autonomamente non è possibile interrompere la gravidanza, secondo che l'interruzione di gravidanza per motivi di salute della donna deve essere vagliata da un'équipe di specialisti (tra cui, eventualmente, anche uno psicologo). Ci sembra razionale visto che spesso si citano i danni psichici come giusta causa per l’interruzione e visto che molte diagnosi non sono poi confermate nei fatti. Infine ma se l’aborto è sempre un dramma per la donna, se la vita è un dono prezioso, perché non mettere in pratica tutto ciò che può prevenire gravi errori di diagnosi? Ci sembra importante sottolineare che queste indicazioni non provenivano da una decisione politica ma dall’esperienza di due ospedali lombardi all'avanguardia, la Mangiagalli e il San Paolo, la politica ha avuto l’intelligenza di confrontarsi coi medici e nell’ambito scientifico per scrivere le linee guida. Dall’altra parte prevale invece l’ideologia come conferma il fatto che il ricorso è stato sostenuto dalla CGIL con l'aiuto del solito giudice consenziente.
Oggi a 22 settimane la scienza dice che un bambino prematuro se preso in cura e rianimato può sopravvivere e quindi come afferma anche la Legge194/78 se il bambino ha capacità di vita autonoma bisogna provvedere ad essa e l'aborto non è consentito. Ma a questi giudici, medici sindacalizzati della CGIL, avvocati (uno di quelli che segui anche il caso Englaro come ricordava la brava Amorresi su Avvenire) ancora una volta è sembrato più giusto affermare l'aborto ad ogni costo anche a quello di un bambino di 22 settimane. Perché accettare l’idea che un bambino di 22 settimane e 3 giorni non è vita alla pari delle altre? Mostriamo le immagini delle ecografie di questi bambini e poi vediamo chi avrà il coraggio di negare la verità.
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