Vogliamo ringraziare Vittorio Possenti per la lucida analisi svolta su Avvenire ( Vittorio Possenti su Avvenire) e per aver a nostro avviso centrato il problema, aver cioè richiamato la centralità della domanda : l’embrione umano è sino in fondo un essere umano a pieno titolo? E’ chiaro che se non lo è allora perchè stupirsi delle teorie eugenetiche? Questa mentalità un po’ utilitaristica in cui non tutte le vite hanno lo stesso valore si evidenzia in modo più esplicito nell'ambito dei malati terminali e non, per tornare poi drammaticamente all'ambito dei bambini malati come mostra il caso olandese: le cifre si riferiscono un continuo aumento, all’intero 2009 2.636 casi, più 13% rispetto al 2008. Spesso quando su questi argomenti presentiamo questo piano inclinato che porta alla selezione eugenetica, e a risolvere il problema della malattia eliminando il malato invece che il dolore veniamo guardati con sospetto. Quando si fa riflettere su come il progetto sia quello di separare completamente la sessualità dall'atto procreativo sembra che vogliamo solo presentare scenari irrealistici e apocalittici ma bene ha fatto Vittorio Possenti a richiamare quanto ha scritto il dott. Marino, che è quello che diversi anni fa ha scritto anche il dott. Veronesi esplicitamente nel libro "La libertà della vita". La loro strategia culturale è chiara, il controllo della vita e della morte che poi si trasformerà in una perdita di libertà, tema oggi usato per propagandare questi "nuovi diritti" come li chiamano. Culturalmente una società sempre più selettiva e che sempre più si pensa autonoma fino al punto di creare la vita e decidere la morte, ma non era forse questo il peccato originale, quello di credere di fare a meno di Dio? Il mondo cattolico è realmente consapevole della sfida?
«Una società che non riesce ad accettare i sofferenti e non è capace di contribuire mediante la compassione a far sì che la sofferenza venga condivisa e portata anche interiormente è una società crudele e disumana». Citando la sua enciclica Spe salvi, Benedetto XVI ribadisce questo monito nel suo messaggio per la prossima Giornata mondiale del Malato (11 febbraio 2011).
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