Ringraziamo il Presidente Silvio Berlusconi per la sua lettera di prefazione
al libro di Borgonovo, una testimonianza a favore della vita che dimostra
come la scelta che fece per cercare din salvare Eluana non era solo politica ma una
verità in cui credeva appossianatamente.
Pubblichiamo l’introduzione di Silvio Berlusconi al libro di Stefano Borgonovo, “Attaccante nato” (Rizzoli), nelle librerie in questi giorni.
Come tutte le testimonianze di vita vissuta, Attaccante nato è un libro che ci mette di fronte a una realtà talmente schietta da coinvolgerci fino in fondo. Pagina dopo pagina, infatti, ci immergiamo e partecipiamo, a tratti con commozione, alla battaglia di Stefano Borgonovo contro la Sclerosi Laterale Amiotrofica. La sua vita, la sua quotidianità così speciale, si manifesta in tutto il suo percorso di sofferenza, di forza, di grinta, nell’affrontare le innumerevoli difficoltà. Stefano è l’esempio straordinario di un uomo che non vuole arrendersi.
Dal campo al letto, dall’esultanza alla paralisi, dallo stadio pieno a una stanza vuota, per lui il cambiamento è stato inesorabile. Dentro di lui è successo qualcosa di eccezionale: lì, dove solo Stefano può arrivare, c’è una voce che canta per lui. Per lui e basta. In queste pagine Stefano ha cercato di spiegare – riuscendoci, facendoci commuovere – il senso profondo di quella voce e si è fatto megafono delle proprie emozioni, perché tutti devono sapere ed è giusto che sappiano. La malattia ha provato a piegarlo, ma la sua reazione è stata esemplare: la vita va sempre difesa, anche quando ti toglie e non ti dà, anche nel momento in cui si sente forte la voglia di salutare tutti e volare in un posto diverso, forse migliore, al di là della sofferenza. Un confine che non può essere l’uomo a decidere. Stefano Borgonovo ha detto no alle scorciatoie, e non si è mai arreso. Per parlare al mondo gli restano gli occhi e un computer.
Studia le cose, ne prende il lato positivo, vede i colori in mezzo al buio perché sa che la gioia è la cura, oltre che un ottimo punto di partenza. Che Borgonovo fosse di questa tempra, l’ho capito subito, fin dalla prima volta che l’ho incontrato ai tempi in cui giocava nel Como. Io l’avevo notato, apprezzato e volevo portarlo al Milan. Già in quel primo incontro scoprii un ragazzo di forte tempra: oltre all’abilità tecnica si distingueva anche per una grande cordialità nei rapporti con gli altri, senza mai rinunciare a una punta di ironia. Tutte doti che sono indispensabili a un grande campione che deve sempre essere da esempio, soprattutto per i giovani, sia in campo che fuori.
L’intelligenza di Borgonovo viaggiava alla velocità della luce, allora come oggi, perché la forza del suo pensiero è rimasta intatta, anzi, ha aumentato la sua convinzione di fronte alle prove difficili che ha dovuto affrontare. Una voglia di vivere e di lottare senza rimpianti e con il fuoco dentro, con una dignità senza eguali. C’è una parte che ho letto, riletto e mi sono appuntato: “Valevo pur qualcosa, umanamente molto più dei miliardi che le società spendevano per comprare i miei gol, quando giocavo. Vivere o morire? Vivere o morire?
A dirla tutta, scegliere è stato meno complicato del previsto. Perché se uno ci pensa bene, se è lucido abbastanza per capire, scopre che la vita è la cosa più bella che esista (...) Certo che voglio andare avanti, la domanda in fondo era stupida. Ho chiuso gli occhi, per tanti secondi, tenendoli ben stretti. Mi sono addormentato. Felice”. Non credo di dover aggiungere altro di fronte a una così forte e stupenda voglia di esistere. Stefano Borgonovo e Alessandro Alciato han- no scritto un libro che parla di vita. E’ un insegnamento per tutti noi, un insegnamento che porteremo sempre nel nostro cuore. Grazie Stefano, con grande affetto.
di Silvio Berlusconi
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