venerdì 21 aprile 2017

Papilloma virus il problema non concerne solo l’aspetto medico ma anche quello etico

Il servizio di Report ha riacceso l'attenzione sul vaccino Papilloma virus ma il problema non concerne solo l’aspetto medico ma anche quello etico.

In uno studio apparso qualche anno fa sulla rivista "Medicina e morale", pubblicata dal centro di bioetica della facoltà di Medicina e chirurgia “Agostino Gemelli” dell'Università cattolica del Sacro Cuore di Roma si sottolinea che “il punto è che la vaccinazione generalizzata delle donne è sì in grado di proteggerle dal cancro al collo dell'utero, ma questa proposta fa sorgere alcune serie preoccupazioni di carattere etico”. Un timore che si lega al fatto che l'HPV rientra tra le malattie sessualmente trasmissibili, le quali destano preoccupazione. I tre studiosi che hanno elaborato il testo, Maria Luisa Di Pietro, Zoya Serebrovska e Dino Moltisanti, sottolineano come il vaccino rischierebbe di comportare “ulteriori cadute di valori, il rafforzamento di una comune accettazione da parte dell'opinione pubblica dei comportamenti sessuali promiscui e probabilmente una maggiore diffusione della malattia”. “L’infezione da HPV non è un’emergenza sociale perchè non si trasmette solo per mera esposizione, ma è il risultato di “comportamenti a rischio”, una precoce e promiscua attività sessuale. Quindi il problema non concerne solo l’aspetto medico, ma anche il più complesso problema della prevenzione di comportamenti a rischio”. Tenendo conto che il vaccino è indicato per la fascia di età adolescenziale, la proposta di vaccinazione a ragazze che non ancora hanno iniziato l’attività sessuale potrebbe essere letta dalle stesse ragazze come una giustificazione ad un comportamento sessuale disordinato. Questo perché l’attività sessuale delle adolescenti non può essere semplicemente oggetto di un’informativa medica, ma deve far parte di un processo educativo che costruisce l’intera persona. Questo non toglie l’efficacia medica del vaccino, ma pone l’attenzione sull’aspetto del “benessere globale” delle ragazze in una delicata fase della loro crescita.


Al centro deve sempre esserci l’educazione integrale della persona, e per essere vera deve avere alla base la consapevolezza di chi è la persona. “Per educare bisogna sapere chi è la persona umana, conoscerne la natura. L’affermarsi di una visione relativistica di tale natura pone seri problemi all’educazione, soprattutto all’educazione morale, pregiudicandone l’estensione a livello universale.” (Caritas in Veritate, n. 61)


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