giovedì 26 novembre 2009

Cittadinanza a punti: discutiamone

Condividiamo la recente proposta del Ministro Sacconi, i diritti politici - elemento esclusivo dello status di cittadinanza - spettano a chi si sente parte di una comunità e tale appartenenza va maturata e deve essere verificata. Questo sorta di «Cittadinanza a punti» permetterebbe di passare come afferma il ministro da criteri meramente cronologico-quantitativi a requisiti anche di tipo valutativo-qualitativo. E’ importante che la cittadinanza sia una scelta legata ad una richiesta consapevole della storia e della cultura del paese di cui si vuole diventare cittadini. Questa scelta di appartenenza non può che incominciare dalla conoscenza della lingua italiana e continuare su una condivisione dei valori di fondo della nostra società. Questo non significa che l'immigrato deve annullare le sue origini e cultura ma che deve unirle a quelle italiane. Se una persona scegli di far parte di un gruppo-società-stato se ne sentirà anche responsabile e orgoglioso, se invece è regalata dubitiamo del fatto che serva ad integrare, anzi creerà solo malumori nei cittadini italiani.

Bisogna innanzitutto chiedersi quale tipo di società vogliamo costruire tenendo conto che il fenomeno migratorio che non può né essere identificato solo con un problema di sicurezza, né essere banalizzato nelle sue problematicità. Deve restare fermo il punto che "Ogni migrante è una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione".

Questa via suggerita in merito al tema della cittadinanza potrebbe rispondere anche all'esigenza di evitare sia l'omologazione sia un eclettismo che cede al relativismo e tutto equipara. Entrambi queste soluzioni secondo noi puntano al ribasso sia nell’ambito culturale sia della valorizzazione dell’uomo in quanto persona mettendone, infatti, in discussione anche l’identità stessa. Sono entrambe da respingere. Non tutte le culture e non tutto delle culture ha lo stesso valore o è positivo, quindi dobbiamo fare una selezione che tende al bene respingendo una tendenza relativistica. In tal senso vanno respinti tutti gli aspetti che contraddicono la legge naturale, la dignità della persone. Nell'omologazione verrebbe invece perduto il significato profondo della cultura delle varie Nazioni, delle tradizioni dei vari popoli.

Come afferma Benedetto XVI nell'Enciclica Caritas in Veritate "Oggi le possibilità di interazione tra le culture sono notevolmente aumentate dando spazio a nuove prospettive di dialogo interculturale, un dialogo che, per essere efficace, deve avere come punto di partenza l'intima consapevolezza della specifica identità dei vari interlocutori."

lunedì 9 novembre 2009

La fede dei popoli fece cadere il Muro

Nel raccontare gli eventi di quei giorni il Cardinale Meisner, vescovo di Berlino dal 1980 al 1988, racconta che il 12 novembre 1989 venne chiamato dal Papa (Giovanni Paolo II) a Roma per partecipare alla beatificazione di Agnese da Praga.
Per il popolo ceco un santa che il giorno in cui fosse stata alzata ufficialmente agli onori degli altari avrebbe segnato l'inizio della libertà del suo popolo.
Quel giorno il Cardinale Meisner racconta che alla cerimonia parteciparono diversi giovani preti clandestini che lui stesso aveva ordinato nel segreto sacerdoti. Questi sacerdoti quel giorno esponendosi in pubblico decisero di vivere la loro missione non più clandestinamente. Dopo la celebrazione si riunirono con il Cardinale, il Papa e anche alla presenza del ministro per il culto della Repubblica Cecoslovacca: Giovanni paolo II salutandolo gli disse che quando sarebbe tornato nel suo paese avrebbe trovato tutto cambiato perché i santi cambiano la storia dei popoli. Il giorno del ritorno a Praga del ministro comunista per gli affari religiosi, iniziarono le manifestazioni di piazza a Bratislava e a Praga (16 e 17 novembre 1989),che portarono alla cosidetta rivoluzione di Velluto.

Abbiamo voluto raccontare questa storia che abbiamo sentito ad un convegno in occasione dei 20anni della caduta del muro di Berlino, per sottolineare come questo evento storico non si può spiegare senza l'azione di Giovanni Paolo II e della Chiesa, che per la sua fedeltà a Dio e alla verità fu duramente perseguitata durante gli anni dle comunismo. Il ruolo di Giovanni Paolo II, della fede in Dio nel ridare speranza e sostenere quei popoli sottoposti a un regime di paura furono decisivi. Quella società totalitaria che il cardinale di Colonia e già arcivescovo di Berlino Joachim Meisner ha recentemente definito una “sezione esterna dell’inferno” aveva raggiunto l’apice nella propria opera di sottrazione al popolo, in particolare ai giovani, di qualsiasi “prospettiva di futuro e gioia di vivere”.

Il movimento di Solidarnosc in Polonia dove gli operai in sciopero si radunavano a pregare e a celebrare la messa fu uno dei punti decisivi di rinascita di una speranza e della consapevolezza che la paura si poteva vincere affidandosi a Dio.

Le manifestazioni che segnarono l'inizio della fine della DDR ricordiamo, nacquero a Lipsia. Il 9 ottobre del 1989 era un lunedì ed appena due giorni prima la DDR aveva festeggiato il proprio quarantennale. Per le strade di Lipsia, dopo essersi radunato all’interno e a ridosso della chiesa protestante di San Nicola per la “festa della luce”, scese un popolo di 70.000 persone a lanciare la sfida al regime comunista di Berlino Est. Gli ufficiali della polizia diranno in seguito: "eravamo pronti a tutto ma non alla preghiera e alle candele" che contriddinguevano quelle manifestazioni che si sarebbero ripetute tutti i lunedi.

Karl Lehmann, vescovo di Magonza ha ricordato come "Fu un ampio movimento di cittadini, a combattere per la libertà", ha ricordato il ruolo importante giocato dalla Chiesa evangelica negli eventi, per via delle preghiere per la pace da essa organizzate e la propaganda per la nonviolenza. In un commento pubblicato dal quotidiano "Die Welt" il 23 ottobre scorso, il Cardinale Meisner ha affermato che il ruolo della Chiesa cattolica circa gli eventi che portarono alla fine del regime sono "completamente sottovalutati ... l'intera pastorale era orientata al fatto che i cristiani si esprimessero come tali nel loro mondo professionale, senza scendere a falsi compromessi. Speriamo che tutto ciò sia presto documentato".

Le dimostrazioni del 1989 si sono raccolte ai piedi della croce di Cristo. Ciò che troppo spesso si evita di ricordare è che la "rivoluzione tedesca” è stata non violenta e guidata dalla fede.

domenica 1 novembre 2009

20 anni fa cadeva il muro di Belino: per non dimenticare

Oggi è urgente tener viva la memoria di quei fatti e di come una parte considerevole dell'Europa subì un drammatico totalitarismo alla cui base c'era un ideologia atea che oltre a privare l'uomo della libertà ha perseguitato la Chiesa. L'ideologia comunista come ogni altra ideologia ha sacrificato l'individuo e l'uomo a se stessa moritificandolo e repirmendo ogni desiderio di libertà.

È urgente tener viva la memoria nelle nuove generazioni che non hanno vissuto quegli eventi. Bisogna ricordare come non è stata l'applicazione dell'ideologia che è fallita, ma la stessa ideologia che era contro l'uomo e contro la Chiesa. Non c'è possibilità di conuigarla con la fede cristiana e nemmeno la speranza di trovarne una realizzazione non totalitaria nella storia.

Come ha ricordato Benedetto XVI nel suo recente viaggio a Praga "Se il crollo del muro di Berlino ha segnato uno spartiacque nella storia mondiale, ciò è ancora più vero per i Paesi dell’Europa Centrale e Orientale, rendendoli capaci di assumere quel posto che spetta loro nel consesso delle Nazioni, in qualità di attori sovrani. Una particolare tragedia per questa terra è stato il tentativo spietato da parte del Governo di quel tempo di mettere a tacere la voce della Chiesa. Desidero rendere omaggio a Servo di Dio il Cardinale Josef Beran, Arcivescovo di Praga e al suo successore, il Cardinale František Tomášek, per la loro indomita testimonianza cristiana di fronte alla persecuzione. Essi, ed altri innumerevoli coraggiosi sacerdoti, religiosi e laici, uomini e donne, hanno mantenuto viva la fiamma della fede in questo Paese. “Senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia” (Caritas in veritate, 78).

Il Papa ricordano quanto disse Václav Havel “La dittatura è basata sulla menzogna e se la menzogna andasse superata, se nessuno mentisse più e se venisse alla luce la verità, ci sarebbe anche la libertà” ricorda a tutti noi come "esiste un nesso nesso tra verità e libertà, dove libertà non è libertinismo, arbitrarietà, ma è connessa e condizionata dai grandi valori della verità e dell’amore e della solidarietà e del bene in generale”. (Viaggio Apostolico del Papa a Praga settembre 2009)

Il modello comunsta è fallito anche sul piano economico. L'abolizione dell'iniziativa privata e della proprietà privata hanno lasciato strascichi anche nell'organizzazizone sociale, solo con la libertà l'uomo è spinto a dare il meglio di sè e a contribuire al bene comune e a costruire una società più giusta. Si pensi ai negozi vuoti del periodo comunista e ai cittadini di Berlino est che in quei giorni successivi al 9 Novembre 1989 si recavano a Berlino Ovest dove potevano comprare ciò che volevano. Non tutti i problemi sono stati risolti e errori ne sono stati fatti anche dopo, ma niente puo' crescere senza la libertà.

LA STORIA

Il Muro di Berlino fu un lungo muro, parte della frontiera interna tedesca, che separava Berlino OvestBerlino Est e dal circostante territorio della Germania Est. Il muro è esistito dal 13 agosto 1961 fino al 9 novembre 1989.

Nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, nel corso della conferenza di Yalta venne decisa la divisione della Germania e quindi anche di Berlino in quattro settori controllati e amministrati da Unione Sovietica, Stati Uniti, Regno Unito e Francia.

Nel 1948, il "Blocco di Berlino" da parte dell'Unione Sovietica portò all'attuazione del Ponte aereo per Berlino da parte degli Alleati.

Con la costruzione del muro le emigrazioni passarono da 2.500.000 tra il 1949 ed il 1962 a 5000 tra il 1962 ed il 1989.

È il 26 giugno 1963, in piena Guerra fredda J.F.Kennedy arriva a Berlino e pronuncerà uno dei suoi più celebri discorsi. Davanti a lui, nella piazza, è raccolto mezzo milione di persone. "Tutti gli uomini liberi, ovunque essi vivano, sono cittadini di Berlino e quindi, come uomo libero, io sono un berlinese". "C'è molta gente al mondo che realmente non comprende - o dice di non comprendere - quale sia il gran problema che divide il mondo libero dal mondo comunista. Vengano a Berlino. Ci sono taluni i quali dicono che il comunismo rappresenta l'ondata del futuro. Che vengano a Berlino. E ci sono poi alcuni che dicono, in Europa e altrove, che si potrebbe lavorare con i comunisti. E vengano anche questi a Berlino. E ci sono persino alcuni pochi, i quali dicono che è vero, sì, che il comunismo è un cattivo sistema, ma che esso consente di realizzare il progresso economico. Lass sie nach Berlin kommen. La libertà ha molte difficoltà, e la democrazia non è perfetta; ma noi abbiamo mai dovuto erigere un muro per chiudervi dentro la nostra gente e impedirle di lasciarci".

Il 23 agosto 1989, l'Ungheria rimosse le sue restrizioni al confine con l'Austria e nel settembre 1989 più di 13.000 tedeschi dell'Est scapparono attraverso l'Ungheria. Le dimostrazioni di massa contro il governo della Germania Est iniziarono nell'autunno del 1989. Il leader della DDR Erich Honecker si dimise il 18 ottobre e venne sostituito pochi giorni.

Il nuovo governo decise di approvare i permessi per viaggiare nella Germania Ovest. Gunter Schabowski, il ministro della Propaganda della DDR, ebbe il compito di dare la notizia; però egli si trovava in vacanza prima che venisse presa questa decisione e non venne a conoscenza dei dettagli. Il 9 novembre 1989, durante una conferenza stampa convocata per le 18, gli fu recapitata la notizia che tutti i berlinesi dell'Est avrebbero potuto attraversare il confine con un appropriato permesso, ma non gli furono date informazioni su come trasmettere la notizia. Dato che il provvedimento era stato preso poche ore prima della conferenza, esso avrebbe dovuto entrare in vigore nei giorni successivi, dando così il tempo di dare la notizia alle guardie di confine. Alle 18,53 il corrispondente Ansa da Berlino Est, Riccardo Ehrman, chiese da quando le nuove misure sarebbero entrate in vigore. Schabowski cercò inutilmente una risposta nella velina del Politburo, ma non avendo un'idea precisa, azzardò: "Per quanto ne so, immediatamente". Decine di migliaia di berlinesi dell’Est avendo visto l'annuncio di Schabowski in diretta alla televisione, si precipitarono, inondando i checkpoints e chiedendo di entrare in Berlino Ovest. Le sorprese e sopraffatte guardie di confine iniziarono a tempestare di telefonate i loro superiori, ma era ormai chiaro che non era più possibile rimandare indietro tale enorme folla vista la mancanza di equipaggiamenti atti a sedare un movimento di tali proporzioni.

Solo poche settimane prima nella commemorazione dei 40 anni della DDR i dittatori comunisti dell'Est Europa erano riuniti a Berlino per festeggiare dimostrandsi incapaci di vedere ciò che stava accadendo e che nel giro di pochi mesi avrebbe portato alla caduta del comunismo i tutti i paesi dell'EST Europa.