L’episodio dell’aborto selettivo dell’ospedale San Paolo del 2007 in cui era stato abortito prima il gemello sano e poi quello down ci aveva particolarmente colpito essendo gemelli.
In questi giorni l’avvocato della famiglia ha chiesto all’ospedale e ai medici un risarcimento di 1 milione di euro per la morte del bambino sano. Ma come, il dolore per questa vicenda e l’errore dei medici non hanno fatto capire che le vite perse sono state 2? Perché ancora oggi si rifiuta il gemello malato quasi non fosse mai esistito, ma invece c’era anche lui!
Questa tragica storia ci deve ricordare che tutti hanno il diritto di nascere sia che siano sani sia che siano malati. Nessuno e nemmeno noi nascondiamo le difficoltà di far crescere un bambino disabile ma questo dovrebbe spingere a chiedere di aiutare questa famiglia e non a richiedere la precisione chirurgica per eliminare il bambino malato e tenere quello sano. Ognuno di noi ha ricevuto la vita come un dono, non facciamo passare la cultura che è giusto selezionare chi far nascere. Come scrivemmo ad Avvenire in una lettera allora pubblicata "questo caso 'grida' a tutti ancora una volta come col cosiddetto aborto terapeutico si violi il diritto fondamentale dell’uguaglianza di ogni vita umana", perché "viene detto che l’errore è stato 'eliminare' il gemello sbagliato, quello sano, ma noi ci permettiamo di dire che l’errore è che qualcuno si senta autorizzato a selezionare chi deve vivere e chi no". Non dobbiamo neanche trascurare il legame fraterno dei due bambini già nel grembo materno, erano gemelli anche prima del parto.
Concordo con la vostra riflessione, ma sappiamo quanto sia diffusa la cultura dell'eliminazione del "diverso" e del "debole".
RispondiEliminaFarsi carico, in questa società, di chi rappresenta una fonte di dolore è cosa ben ardua e rarissime sono le persone disposte a farlo.