Sempre più si hanno notizie di massacri perpetrati contro le comunità cristiane in vari parti del mondo, nelle Filippine dove è stata fatta esplodere una bomba davanti ad una chiesa, in Iraq dove continuano ad essere uccisi i cristiani, in Pakistan dove sono state bruciati vivi diversi cristiani e le loro case, in India da parte degli indù fondamentalisti, in Vietnam dove il governo ha fatto arrestare i cristiani che protestavano per avere una nuova chiesa. Nonostante la diversità delle cause e delle condizioni locali, si nota un particolare problema legato al fondamentalismo islamico che si ispira ad Al Qaeda che in Pakistan, Afghanistan, Nigeria, Somalia ecc cerca di imporre la sharia e di reclutare giovani per le proprie azioni militari (si veda la storia degli 11 bambini destinati a diventare kamikaze in Pakistan o il rapimento di ragazzi nei paesi africani per insegnargli la jihad), si prefigge di farli crescere in un brodo culturale che li sacrifica per fini di potere ed economici. Dove arrivano, vedi valli afgane o dello Swat o in Nigeria, la prima cosa che fanno è distruggere le scuole e imporre la sharia e le scuole coraniche. Tutto questo si accompagna poi al diffuso odio contro i cristiani che spesso vengono identificati come “amici degli occidentali” e vengono visti come un fattore di sviluppo (vedi il ruolo predominante nell’educazione e scolarizzazione) e di riscatto per i più deboli. I cristiani non devono cedere alla tentazione della vendetta, come aveva ricordato Benedetto XVI ai cristiani del Medioriente servono “comunità cristiane continuano ad essere comunità viventi e attive, decise a testimoniare la loro fede con la loro specifica identità nelle società che le circondano”. Certamente però vanno moltiplicati gli sforzi diplomatici per fare pressioni sui governi locali in modo che metteva in campo quelle risorse e forze di contrasto (legislative ma non solo) per provvedere loro difesa, come ha chiesto il ministro Frattini in più occasioni. Ma servirebbe un’azione forte e soprattutto comune da parte dell’Europea a tale riguardo.
Bisogna guardare questi fenomeni con un occhio globale e non limitato a singoli episodi, infatti tutti questi gruppi che operano dalle Filippine al Pakistan alla Nigeria fanno riferimento ad Al Qaeda e i predicatori dell’odio sono formati nelle stesse scuole coraniche ed esportati dove servono. In particolare preoccupa la situazione dell’Africa dove senza che nessuno alzi la voce si moltiplicano gli stati in cui il fanatismo islamico cresce e prende potere Sudan, Somalia adesso la Nigeria a rischio anche Kenya dove già ci sono stati nel passato attentati e Mauritania. Come diceva CamilEd su Avvenire c’è un pericolo di un arco integralista che cerca di conquistare l’Africa e i primi ad essere colpiti sono i cristiani. Non bisogna sottovalutare questo disegno egemone che appare più evidente in Asia e che vede ancora sacrificate le comunità cristiane che come ben descrive Andrea Lavazza su Avvenire sono “diventate in alcuni Paesi l’obiettivo privilegiato dei radicali e dei fanatici alla caccia di un gruppo ben identificabile su cui scaricare tensioni e pulsioni, al quale addossare responsabilità per situazioni di crisi.” Il rischio che i cristiani spariscano da alcune regioni è grave e impoverirebbe gli stessi paesi dove sempre i cristiani contribuiscono alle comunità in cui vivono. Cresce una cultura dell’odio che prima o poi toccherà direttamente anche noi , non dobbiamo disinteressarci dei nostri fratelli cristiani nel mondo. Serve poi fare ombra alla violenza, riprendere a parlare dei segni positivi e di speranza, ripartire da essi per costruire una società più giusta, fondata sulla libertà di religione e in cui vengano rispettati i diritti perché come diceva Giovanni Paolo II non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono. Il nostro agire non è indifferente davanti a Dio e per lo svolgimento della storia (Spe Salvi).
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